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Sono arrivati i dati finali delle esportazioni italiane di vino. Diciamo subito che il -1% è tra “i meno peggio” del panorama mondiale. Quindi, non un buon anno ma, come vedremo tra qualche settimana, tra i meno peggio. I francesi e gli spagnoli hanno fatto un po’ peggio (ma poco), i vini del nuovo mondo sono stati in caduta libera, salvo che per l’Australia (che era già caduta prima). Quindi siamo a 7.8 miliardi, -1%, con un calo dei volumi leggermente più pronunciato, -2% a 21.5 milioni di ettolitri. Caliamo in Nord America e Svizzera, cresciamo leggermente in Germania e Regno Unito. Rimpiazziamo nelle nostre speranze la Cina (-10%) con la Polonia e gli altri mercati dell’Est Europa, mentre tra i grandi mercati del vino è sicuramente la Francia il migliore. Gli spumanti si stanno normalizzando con una leggera crescita, i vini in bottiglia calano leggermente (-3%). Il 2024 si apre con numerosi punti di domanda, non ultimo una vendemmia molto più scarsa del solito (38m/hl per il ministero, 42m/hl per l’Istat, comunque una decina di milioni di ettolitri sotto il livello a cui ci siamo abituati tra il 2020 e il 2022. Speriamo che piova, come canta Concato. Bene, i dati sono anche disponibili nella sezione Solonumeri del blog, mentre nel resto del post proseguiamo l’analisi con qualche dettaglio in più, prima di passare ai vini spumanti martedì sera.
Le esportazioni calano dell’1% a 7.77 miliardi di euro, di cui 5.1 miliardi di vini in bottiglia (-3%), 457 milioni di vini sfusi (stabili) e 2.22 miliardi di spumante (+3%).
In volume i 21.5 milioni di ettolitri sono in calo per i vini in bottiglia (-5% a 11.7) e spumante (-3% a 5.0) e in crescita per gli sfusi (+8% a 4.7).
Ne risulta un “prezzo medio” di 3.62 euro al litro, +1%, con un marginale impatto dell’inflazione e un peggioramento del mix (gli sfusi vanno a 1 euro al litro, i vini sfusi e spumanti a circa 4.4 euro).
Gli USA calano del 5% a 1.76 miliardi e riducono l’import del 9% a 3.4 milioni di ettolitri mentre la Germania resta la prima destinazione per volumi (5.5 milioni di ettolitri), con un valore di 1.19 miliardi di euro, +1%). Il Regno Unito è il terzo mercato con 843 milioni di importazioni e una crescita del 4% nonostante i volumi siano calati del 2% a 2.6 milioni di ettolitri.
Nei vini in bottiglia il quadro cambia: tutti i mercati salvo il Regno Unito (+5%) calano in valore: -5% gli USA, -2% Germania, -9% il Canada, -5% la Svizzera.
Nei vini spumanti invece tutti crescono, salvo che gli USA (-6%) e la Russia (-9%).
I mercati in forte crescita sono sempre a Est, ma dell’Europa, non del mondo: dicevamo della Polonia, +17% a 126 milioni, la Repubblica Ceca (che ISTAT ora chiama Cechia), +26% a 98 milioni, la Lettonia, +20% a 90 milioni, l’Ucraina che recupera il livello del 2021.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






Dopo la disastrosa vendemmia del 2023, il vino argentino ha segnato una parziale ripresa quest’anno, con una produzione risalita a 10.9 milioni di ettolitri, +23%. Siamo comunque circa il 10% sotto la media degli ultimi 10 anni, ma dobbiamo anche confrontarci con il fatto che la rilevanza del paese nel mondo del vino è calata nel tempo, dopo il successo del Malbec di 15-20 anni fa. Le esportazioni medi di vino negli ultimi 10 anni dell’Argentina sono state di circa 2.8 milioni di ettolitri, quelle dei 10 anni precedenti erano di 4.5 milioni di ettolitri. Il primo semestre del 2024 ha poi visto una ulteriore piccola sforbiciata alle esportazioni.
Tornando ai dati produttivi, curiosamente sono i vini rossi a uscire meglio dal fosso del 2023, con un rimbalzo della produzione molto più marcato che per i vini bianchi, probabilmente anche originato dal fatto che l’area della La Rioja molto importante per la produzione del Torrontes ha avuto un recupero meno marcato. E questo non aiuta, visto le tendenze in atto nel mercato mondiale del vino, in lenta virata verso i vini bianchi e spumanti.
Passiamo a un’analisi più dettagliata con tabelle e grafici.La produzione 2024 di vino risale a 10.9 milioni di ettolitri, in crescita del 23% sul 2023.
Di questo 3.1 milioni di ettolitri sono di vino bianco, +7% sull’anno scorso ma ben il 25% sotto la media storica, mentre i vini rossi sono 7.4 milioni di ettolitri, +32% e soltanto il 7% sotto la media storica. La produzione di vino rosato resta marginale, 363mila ettolitri anche se si nota uno sviluppo importante (+24% sopra la media storica).
L’Argentina produce poi anche 3.4 milioni di ettolitri di mosto e una quantità irrilevante di succhi d’uva (1400 ettolitri), che non includiamo nelle nostre tabelle. Per quanto riguarda il mosto, la produzione è rimbalzata del 75% ed è del 13% sotto la media decennale.
Passando alle zone produttive, Mendoza ha nel 2024 la porzione più alta di sempre della produzione, 8.8 milioni di ettolitri, quasi allineata alla media decennale (-4%) e a rappresentare l’81% del totale. San Juan è la seconda regione con 1.4 milioni di ettolitri.
Ultimo cenno ai vitigni, di cui trovate una torta qui sotto. Il Malbec resta il vitigno con la maggiore produzione, il 21% del totale, seguito dal “Cereza” (una cosa simile al Gewurztraminer e al Pinot Grigio), poi dalla Bonarda con il 9%.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






I risultati del primo semestre 2025 della divisione vino e spiriti di LVMH mostrano ancora un calo sia delle vendite (-8%) che, soprattutto, dei margini di profitto (dal 27% al 20%, dopo aver toccato il 35% nel 2022). In questa generale “negatività”, ci sono però alcuni segnali di stabilizzazione soprattutto nel segmento dei vini e dello Champagne, dove i volumi sono quasi stabili (-1.5% per lo Champagne) o in leggera crescita (+2% per gli altri vini) e le vendite non sono calate, pur subendo un calo dei margini. Dove le cose sono ancora molto complicate è nella parte del Cognac e degli spiriti, dove il fatturato cala ancora a un ritmo del 15% con volumi in discesa tra il 6% e il 9%. I commenti del management di LVMH sono stati invece piuttosto speranzosi, facendo riferimento per il settore del lusso nel suo complesso a un potenziale miglioramento di qui in avanti dopo un periodo di forte contrazione. Come sempre LVMH non fornisce indicazioni quantitative dei suoi obiettivi futuri.
Passiamo a un commento dei dati in dettaglio.La divisione vino e spiriti chiude il primo semestre 2025 con un fatturato di 2.59 miliardi di euro, -8%, di cui 1.19 miliardi di euro sono di Cognac e spiriti (-16%) e 1.4 miliardi di euro sono di Champagne e vini (+0.1%). L’impatto del cambio è stato negativo dell’1% e i volumi venduti sono stati nel complesso in calo del 4%, indicando quindi un “prezzo-mix” negativo del 3%.
I volumi di Champagne nel semestre sono calati dell’1.5% a 25.2 milioni di bottiglie, mentre quelli degli altri vini crescono del 2% a 31.8 milioni, per un totale della divisione di 57 milioni e dunque un prezzo medio di 24.5 euro per bottiglia, stabile sull’anno precedente, quando invece per il Cognac si verifica ancora un calo dell’8%.
Se il fatturato del vino tiene, i margini sono ancora in discesa, presumibilmente per il cambio di mix dallo Champagne ai vini. Nel semestre, l’utile operativo scende dal 25% al 19% per questa parte, ossia da 351 a 261 milioni di euro. Un calo ancora più marcato si verifica per il Cognac, il che porta il totale della divisione da 777 a 524 milioni di euro, -33%.
Dal punto di vista finanziario, LVMH ha reagito con un deciso taglio degli investimenti, scesi a 115 milioni di euro, comunque il 5% del fatturato, mentre continuano a salire le giacenze di prodotti, arrivate a 8.4 miliardi di euro da 8.2 di fine anno.
Vi lascio alle tabelle e ai grafici,Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






Dopo poco tempo dall’introduzione in borsa, Duckhorn potrebbe essere delistata in segito all’offerta giunta dal private equity Butterfly, che ha offerto un prezzo di 11.1 dollari per azione, il 65% in più rispetto al prezzo medio delle azioni dei tre mesi precedenti. C’è da dire che la performance delle azioni è stata straordinariamente negativa negli ultimi a partire dal picco di circa 22-23 dollari di fine 2022 fino ai 5 dollari o poco più dei giorni precedenti all’annuncio, frutto di una combinazione di eventi tra i quali ci sono certamente un’acquisizione da 50 milioni di dollari fatta in un momento di mercato difficile e, negli ultimi 2 anni, il mancato o quasi raggiungimento degli obiettivi annunciati al mercato. A questo punto è molto probabile che l’operazione vada a buon fine, essendo stata accettata dal consiglio di amministrazione di Duckhorn.
Tornando ai risultati 2024, sono stati più o meno in linea con gli obiettivi che erano stati forniti al mercato, con la piccola annotazione che ad “aiutare” è arrivata una acquisizione che nella seconda parte dell’anno ha dato un contributo. Se l’EBITDA di 155 è stato nella forchetta di 150-155 milioni, le vendite di 405 milioni non sono state in linea con gli obiettivi (420-430) nemmeno considerando questo contributo. E il debito è salito ulteriormente, a 300 milioni toccando le 2x volte l’EBITDA.
Proseguiamo il commento con il dettaglio dei numeri, tabelle e grafici.Le vendite di 405 milioni sono l’1% sopra il 2023 ma senza l’apporto dell’acquisizione di Sonoma-Cutrer sarebbero calate del 4.6%. Per divisione, sono calate del 4% le vendite all’ingrosso a ristoranti e negozi della California e del 7% le vendite dirette, mentre crescono del 3% le vendite classiche all’ingrosso, che poi rappresentano il 70% del fatturato. I volumi sono cresciuti del 3%, compensati dal peggior prezzo mix.
Il gross margin al 53% è stato leggermente diluito dall’acquisizione, altrimenti sarebbe stato al 54%, mentre l’EBITDA di 155 milioni di euro è nella parte alta della forchetta per il 2024 ma non si dice il contributo dell’acquisizione (8 milioni a livello di gross profit).
L’utile netto aggiustato di 75 milioni è sotto l’obiettivo di circa 79 milioni e i 77 dello scorso anno, anche a causa del forte incremento degli oneri finanziari (da 12 a 18 milioni).
L’azienda ha poi registrato quasi 20 milioni di dollari di oneri straordinari, talchè l’utile dichiarato è stato di 56 milioni, ben sotto i 69 dell’anno scorso.
Il debito sale da 227 a 301 milioni di dollari, per un rapporto sull’EBITDA che passa da 1.6 a 1.9 volte. Ovviamente l’acquisizione ha contato per il 100% sul debito ma non completamente sui risultati. L’acquisizione è costata 50 milioni, cui si sono aggiunti 28 milioni di altri investimenti. Non sono stati pagati dividendi.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






I dati del SINAB sulle aree vitate “bio” del 2017 arrivano con una sorpresa: un incremento soltanto del 2% della superficie totale (inclusiva dei vigneti in conversione), da 103 a 105mila ettari e del 4% del 7% di quella effettiva, da 66 a 70mila ettari. Essendo l’ammontare di vigneto in conversione ormai di circa 30mila […] More





