IN EVIDENZA

Le vendite di vino nella GDO durante l’estate sono continuate in linea con i mesi precedenti, con un leggerissimo calo delle vendite di vino fermo (-0.4%) e una moderata crescita per i vini spumanti (+2.6%) e con i solido “dualismo” volumi in calo, valori in crescita che ha caratterizzato il mercato negli ultimi anni (con l’eccezione del periodo Covid). Secondo i dati gentilmente forniti da Circana e sommando questi dati Q3 con il primo semestre, nei primi 9 mesi dell’anno si è venduto vino per 5.2 milioni di ettolitri, -1.7% rispetto allo scorso anno, per un valore di 2.2 miliardi di euro, +1% sull’anno precedente. Gli spumanti continuano a sostenere il mercato (+6%), anche se entriamo nel loro trimestre critico, che vale quasi il doppio di un trimestre normale.
Passiamo a un commento più in dettaglio dei dati con grafici e le tabelle complete.Nel terzo trimestre 2025, le vendite di vino nella GDO in Italia hanno raggiunto 1.72 milioni di ettolitri (comprensivi degli spumanti), registrando una contrazione del -1,7% rispetto ai 1.75 del Q3 2024. Il segmento del vino fermo è andato peggio, con 1.47 milioni di ettolitri, evidenziando un calo del -2,7%, mentre per gli spumanti i volumi sono cresciuti da 234 a 244mila ettolitri.
I dati in valore incorporano un effetto prezzo positivo del 2% circa (2.3% per i vini fermi) e dunque sono stabili (+0.3% a 735 milioni di euro), con un dato marginalmente negativo per i vini fermi (559 milioni, -0.4%) e una leggera crescita per gli spumanti (168 milioni, +2.6%).
Se guardiamo i dati in dettaglio troviamo dati molto omogenei. I vini rossi per esempio non sono andati peggio dei bianchi e dei rosati, grazie a un effetto prezzo più marcato che ha compensato un deficit maggiore di volumi, anche se parliamo di differenze inferiori al punto percentuale. Anche i grafici che trovate sotto vi mostrano delle linee “piatte” tra il secondo e terzo trimestre, a significare che non ci sono state particolari sorprese.
Sembra esaurirsi la crescita dei vini IGT rispetto alle altre categorie, dopo diversi trimestri molto positivi, mentre continua il declino dei vini comuni, calati nel trimestre del 2% in valore (contro 0% per DOC e IGT) e del 4% in volume (contro -2% circa per DOC e IGT).
Nel segmento degli spumanti italiani, il +2.6% si scompone in +4.2% per il metodo classico, +2.8% per gli charmat secchi, che restano la categoria dominante (135 sui 168 milioni di euro totali della categoria nel trimestre), mentre gli charmat dolci scendono del 3.7% a 8 milioni di euro.
Annotazione finale: dopo diversi trimestri di forte crescita, durante l’estate lo Champagne è stato stabile. Con 8 milioni di euro rappresenta circa l’1% delle vendite di vino della GDO in Italia.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






Le esportazioni italiane di vino nel primo semestre 2025 sono praticamente stabili a 3867 milioni di euro con un calo dei volumi di circa il 3% a 10.3 milioni di ettolitri. L’andamento è perfettamente allineato tra vini in bottiglia e spumanti, con l’unica differenza che gli spumanti hanno volumi stabili rispetto a un -3% per i vini. Al di là dell’analisi del resto del post, penso valga la pena di “anticipare” qualche considerazione che faremo nel post sulle esportazioni di vino mondiali: forse per la prima volta dal 2018 le esportazioni italiane non vanno “decisamente meglio” del totale. Guardando ai dati ancora parzialmente incompleti, il trend mondiale è stato circa -1% a valore e -2% a volume. La differenza è veramente marginale. La seconda considerazione è più editoriale: questa era l’ultima serie di dati sul vecchio e glorioso “coeweb” di ISTAT. Dal prossimo mese si passa quello nuovo, più potente ma meno immediato. La maggior parte delle tabelle (di più del solito) e dei grafici (di meno) che vedete oggi sono già “nel nuovo sistema”. Buona proseguimento della lettura.
Le esportazioni calano dello 0.5% nel primo semestre a 3867 milioni di euro, con un -0.4% dei vini in bottiglia e dei vini spumanti a 2527 milioni e 1075 milioni rispettivamente e -1.2% per sfusi e altri prodotti.
A fine semestre gli USA sono ancora in crescita del 7% a 988 milioni, con una graduale decelerazione negli ultimi mesi (giugno +3%). La Germania è stabile a 573 milioni, mentre il Regno Unito cala del 6% a 370 milioni. A livello semestrale, il Canada diventa il quarto mercato con un incremento dell’8% a 198 milioni, superando la Svizzera, stabile a 190 milioni. Come vedete la tabella è più lunga del solito, grazie al nuovo sistema ed è ordinata in base alle esportazioni degli ultimi 12 mesi. Nell’allungamento potete notare il dimezzamento delle esportazioni in Russia a 76 milioni, decimo mercato, e il calo del 18% della Cina a 34 milioni.
Per i vini fermi in bottiglia, direi che la considerazione più interessante è l’ottimo andamento del Canada, in crescita del 15% a 167 milioni, che a livello annuo supera il Regno Unito, penso nella prima volta da quando guardiamo i dati, ossia 20 anni circa. Le esportazioni di vino fermo nel Regno Unito sono calate del 5% a 187 milioni
Per i vini spumanti, di cui ci occupiamo più espressamente nel prossimo post, le esportazioni sono ancora sostenute dal Prosecco, che cresce di un timido 1%, mentre le esportazioni di Asti (-12%) e degli altri spumanti DOP (-5%) sono entrambi in calo.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






Il 2022 è stato un anno di nuovo eccellente per lo Champagne. La crescita rispetto a un 2021 già molto positivo è stata del 2% a volume, da 321 a 325 milioni di bottiglie, e del 10% circa a valore, passando da 5.7 a 6.3 miliardi di euro. Il discorso è quello che abbiamo fatto tante volte: la crescita nel settore del vino, a esclusione di piccole nicchie, viaggia sul binario della qualità e dell’incremento dei prezzi. E queste statistiche lo mostrano molto bene, con un gap tra volumi e valore dell’8%, soltanto in parte giustificabile con la svalutazione dell’euro (che comunque ha aiutato pensiamo per almeno 3-4 punti percentuali). Nel dettaglio dei numeri è stato di nuovo l’anno dei paesi extraeuropei, cresciuti del 5% a volume, rispetto alla Francia che ha invece visto calare i volumi consumati del 2% circa, con una quota sul valore del prodotto consumato ormai scesa al 35% del totale. In mezzo c’è il resto d’Europa che mostra un ulteriore +2% sul 2021. Bene, dopo questa introduzione passiamo a un breve commento delle tabelle.
Lo Champagne ha avuto una forte domanda nei principali mercati nel biennio 2021-2022, con tassi di crescita a doppia cifra in quasi tutti i paesi sia in valore che in volume. L’unica eccezione è la Cina, che ha registrato una diminuzione sia del valore (-18%) che in volume (-21%) nel 2022, a causa delle restrizioni sanitarie dovute alla pandemia.
Gli Stati Uniti sono il primo mercato estero per lo Champagne (la Francia resta il principale in assoluto, con 2.2 miliardi di euro di valore “in uscita dalla cantina”) in termini di valore con 947 milioni, ma il secondo in termini di volume con 28 milioni di bottiglie. Hanno avuto una crescita del 19% nel valore e una diminuzione dell’1% nel volume nel 2022 rispetto al 2021.
Nonostante l’andamento altalenante degli ultimi anni, il Regno Unito resta il secondo mercato estero in termini di valore, precedendo il Giappone., ma il primo in termini di volume. Le esportazioni di Champagne nel Regno Unito hanno avuto una crescita del 9% nel valore e una diminuzione del 6% nel volume nel 2022 rispetto al 2021.
In termini di prezzo mix, la Cina nonostante il calo è il paese con il più elevato prezzo di importazione, 32 euro, mentre Stati Uniti e Giappone sono a 28 e 26 euro per bottiglia, seguiti da Italia, Spagna e Svizzera intorno a 23 euro.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






Fantini Wine Group chiude il 2022 con dei buoni risultati, benchè al di sotto delle aspettative di inizio anno. Come molti altri, il gruppo ha fatto fronte nel 2022 a un ulteriore ribilanciamento dei canali di vendita, dall’off-trade dominante nel periodo Covid all’on-trade. Tale tendenza è destinata a continuare anche nel 2023, soprattutto per un gruppo così attivo fuori dall’Italia. Lo spostamento ha alcune implicazioni sul bilancio, a nostro avviso: una pressione sulle vendite (soprattutto, ma non solo) in volume, in quanto il mix dei ristoranti è migliore di quello della grande distribuzione, un margine superiore, che è quello che vediamo dal bilancio 2022 e un miglioramento dei termini di pagamento, ed è una seconda cosa positiva che notiamo nel bilancio di Fantini. Quindi, vendite stabili sui 90 milioni e migliori margini (solo marginalmente se rettificati dalle componenti straordinari), un utile leggermente superiore al 2021 e, soprattutto, un forte calo dell’indebitamento netto da 72 a 60 milioni di euro, aiutato anche dai minori investimenti oltre che dal circolante più limitato. Le prospettive per il 2023 sembrano caute ma non pessimistiche, nello specifico “i primi mesi del 2023 stanno confermando la solidità del volume d’affari del Gruppo. Al consolidamento dei volumi nei canali di vendita della grande distribuzione si aggiungono i forti segnali di ripartenza a pieno ritmo del comparto ho.re.ca.”.
Le vendite 2023 sono stabili a 90 milioni di euro con un incremento dell’11-12% nei paesi extraeuropei, ossia Asia (10 milioni) e Americhe (13 milioni) e un leggero calo del 4% nei paesi europei, dopo un ottimo 2021. Le vendite sono per la stragrande maggioranza rappresentate da vino in bottiglia.
Il margine industriale del gruppo migliora leggermente, con l’incidenza del costo del venduto che cala dal 54.5% al 53.1% delle vendite, compensato in parte dall’aumento degli altri costi legato alle dinamiche inflazionistiche. Ne risulta un EBITDA non rettificato di 17 milioni, +1 punto percentuale al 21%, ma se depurato delle componenti non ricorrenti il dato di 20 milioni e 22% è molto simile a quello del 2021. Con oneri finanziari, ammortamenti e tasse praticamente stabili si arriva a un utile netto di 6.3 contro 6.0 del 2022.
Le notizie migliori vengono come dicevamo dal debito, perché lì il miglioramento è importante. Il circolante non sale, gli investimenti passano da 4 a 1 milione, gli azionisti si sono pagati un dividendo doppio ma molto limitato in valore assoluto. Insomma l’indebitamento passa da 72 a 60 milioni di euro, da 3.9 volte l’EBITDA a 3.1. Il forte impatto del “leverage buy out del 2020 si stanno gradualmente assorbendo.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






Che dire? Si beve meno e si spende di più. I dati di Circana sulle vendite nella GDO italiane restituiscono questo quadro, molto chiaro, per il secondo trimestre e (quindi per) il primo semestre 2023. Le vendite di vino crescono del 3% a 1.4 miliardi di euro ma calano del 4.4% a 3.6 milioni di ettolitri, per un effetto prezzo che cumulato viaggia intorno all’8%. In questo contesto, l’effetto “mix” sembra essere molto limitato, visto che la categoria che cresce di più è quella dei rosati, che mostra un prezzo ben inferiore alle altre categorie (3 euro al litro, contro 3.3 dei bianchi e 3.6 dei rossi) e dove l’effetto prezzo è anche più limitato (5% contro 7-9% per le altre categorie, sempre guardando ai dati semestrali). Certamente il secondo trimestre è andato un po’ meglio di quello che ci si poteva immaginare e lo vedete dai grafici allegati, dove qualche “beccheggio” verso l’alto si nota e dove potete apprezzare che l’emorragia dei volumi (ora -2% sui 12 mesi rispetto al 2019) sembra rallentare. Gli spumanti restano positivi, +3.5% in valore rispetto al trimestre 2022 ma rallentano rispetto al primo (favorito dalla Pasqua anticipata) mentre il contrario succede per i vini fermi che dopo un valore stabile nel primo trimestre riprendono quota con un +5% nel secondo trimestre. Anche i vini DOC/DOCG hanno un dato positivo dopo 2-3 trimestri di stasi. Bene, passiamo a un’analisi un po’ più dettagliata nel resto del post.
Le vendite di vino nella GDO chiudono il trimestre a 705 milioni di euro, +5%, con un calo dei volumi del 2.4% a 1.8 milioni di ettolitri. Nel semestre si chiude a 1.37 miliardi di euro, +3%, mentre i volumi sono a -4.4% per 3.56 milioni di ettolitri.
I vini fermi nello specifico si riprendono nel secondo trimestre con un +5.1% che porta il saldo dei 6 mesi a +2.6%, per un valore di 1.09 miliardi, mentre i vini spumanti italiani con 275 milioni rallentano a +6% nel semestre dopo un primo trimestre molto forte e un secondo trimestre stabile. Il forte calo degli Champagne (-13% nel semestre) è un altro segno di debolezza.
Sempre più nel dettaglio, nel semestre crescono del 5% i vini rosati, del 3.5% i vini rossi e dell’1% i vini bianchi, nelle prime due categorie con un visibile miglioramento nel secondo trimestre (+5% per i vini rosati, +8% per i vini rossi).
Per categoria qualitativa, il semestre è +3% per i vini DOC e IGT, +1% per i vini comuni, tutto dovuto all’andamento più positivo nel secondo trimestre delle prime due categorie.
Nei vini spumanti, sono sempre gli Charmat secchi a guidare la crescita, +7% nel semestre, con i metodo classico a +5% e gli Charmat dolci a +2%.
Vi lascio alle tabelle e grafici del post.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More





