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Le esportazioni argentine hanno tenuto botta nel 2020 perdendo soltanto il 4% per un valore di 680 milioni di euro. A consentire un andamento così poco negativo in un anno difficile come il 2020 sono state due componenti, in parte sovrapposte: l’andamento particolarmente positivo nel Regno Unito (+7% a 110 milioni di euro) e la forte crescita nelle esportazioni di vino sfuso (da 1.1 a 1.9 milioni di ettolitri, per un valore passato da 59 a 74 milioni di euro). La situazione nel mercato americano continua a deteriorare dopo gli anni d’oro del Malbec e la diversificazione geografica delle esportazioni argentine di vino continua a migliorare: gli USA sono nel 2021 scesi a una quota del 29% delle esportazioni argentine, contro il picco di oltre il 40% raggiunto nel 2012. Bene, fatta questa premessa andiamo a guardare i dati in dettaglio, anche per rispondere alla domanda: dove è andato tutto questo vino sfuso?
Le esportazioni di vino argentine sono cresciute nel 2020 in volume da 3 a 3.8 milioni di ettolitri ma a questo è corrisposto un calo del 4% a valore a 680 milioni di euro per via del deterioramento del mix esportato, con il forte incremento dei vini sfusi cui abbiamo accennato sopra.
Il mercato americano resta la principale destinazione del vino argentino, ma perde anche nel 2020 il 9% scendendo poco sotto i 200 milioni di euro. I volumi spediti nel mercato USA sono scesi in modo corrispondente a 612mila ettolitri.
Il calo americano è parzialmente compensato dal Regno Unito, salito del 7% da 102 a 110 milioni di euro (con un forte incremento dei volumi, +33%) e dal Brasile, passato da 52 a 58 milioni (+12%).
Ma dove è andato tutto questo vino argentino vi chiederete? Beh, secondo UN Comtrade sono stati Spagna e Cina ad assorbire un gran quantitativo, rispettivamente da 48mila a 378mila ettolitri e da 154mila a 387mila ettolitri.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More





La Corea è uno di quei mercati dove l’Italia non occupa la posizione che si meriterebbe data la qualità dei suoi prodotti vinicoli. Ed è un mercato piuttosto importante per i beni di lusso e in crescita per il settore del vino. Nel 2017 le importazioni di vino sono cresciute del 7% a 186 […] More





Fonte: UN Comtrade
Il Portogallo ha registrato una delle migliori performance tra i grandi esportatori nel settore del vino nel 2020, l’unico in crescita a occhio insieme alla Nuova Zelanda. L’origine di questo incremento del 3% del valore esportato (contro un calo medio intorno al 5% nel mondo) e del 5% del volume (rispetto a volumi stabili) è nell’andamento eccellente del prodotto portoghese nel mercato inglese e, a differenza di quasi tutti gli altri paesi, nel mercato brasiliano, che per il Portogallo è diventato nel giro di pochi anni la quarta destinazione, dopo la Francia (dove sono appassionati di Porto), gli USA e il Regno Unito appunto. Il Portogallo si conferma dunque l’ottavo esportatore mondiale di vino. Passiamo a una breve analisi dei dati.Le esportazioni 2020 crescono del 3% a 849 milioni di euro, in linea con l’andamento registrato negli ultimi 5 anni e dunque apparentemente non influenzate dalla Pandemia. In termini di volume, le esportazioni sono in crescita più marcata, +5% a 3.13 milioni di ettolitri.
La maggior parte delle esportazioni (781 milioni di euro) è relativa ai vini in bottiglia e ai vini sfusi (circa 50 milioni), con una decina di milioni di euro di esportazioni di vini spumanti.
Passando alle geografie, la Francia si conferma di gran lunga il maggior importatore di vino portoghese, seppur in calo. Nel 2020 le esportazioni verso la Francia calano del 3% in valore a 111 milioni di euro e della medesima proporzione in volume, 411mila ettolitri.
Dopo la Francia vengono a 90-95 milioni di euro gli USA e il Regno Unito, ma con andamenti molto difformi. Gli USA sono cresciuti del 3%, mentre il Regno Unito sale del 17% dopo anni di relativa stabilità.
Scorrendo la lista dei paesi destinatari, va sottolineato il mercato brasiliano, dove i vini portoghesi sono cresciuti di oltre il 15% annuo negli ultimi 5 anni e anche nel 2020 hanno registrato un +24% per 68 milioni di euro.
Il secondo mercato da sottolineare in positivo è la Svezia, dove le esportazioni sono passate da 21 a 29 milioni di euro, +38%, mentre come nel 2019 anche nel 2020 sta calando l’export in Angola, ormai un mercato secondario con 26 milioni di euro ben sotto i livelli toccati qualche anno fa.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More


La secolare Azienda Agricola Monsupello è situata nel Comune di Torricella Verzate, in Provincia di Pavia, in Lombardia, punto di riferimento dell’intero territorio per la produzione di vini spumanti di qualità. Nel 1893 la famiglia Boatti si dedicò alla cura dei propri vigneti acquistando in seguito, nel 1914, un altro fondo detto “Podere La Borla” […] More





Ripartiamo con l’analisi dei consumi di vino in Italia con il dettaglio per fasce di età e aree geografiche. In verità i dati più interessanti sono sulle fasce di età e ci mostrano che la penetrazione del consumo di vino sta crescendo in Italia, soprattutto nella parte giovane della popolazione, con una forte preponderanza del consumo sporadico e un calo netto anche per le medesime fasce di età del consumo giornaliero. Lo vedete molto bene nel grafico qui sopra con la “pancia” nelle fasce giovani, per esempio nel 2023 il 50% dei 202-24enni beve vino, 10 anni prima era il 42%, lo stesso vale per tutte le fascie salvo la mezza età, per poi tornare vero nelle persone anziane (miglioramento delle condizioni di salute?). La seconda cosa interessante di questo grafico è il picco, ora nella fascia 35-44 anni, mentre nel 2013 era a 55-59 anni. Ovviamente si ragiona in un contesto di calo del consumo pro-capite di vino, essendo il consumo giornaliero (escluso qui quello eccessivo) in calo significativo per tutte le fasce di età (secondo grafico, interno al post), essendo sostituito da quello sporadico, in forte incremento nelle fasce di età intermedie (terzo grafico). Bene, per la terza considerazione vi invito a proseguire nella lettura, segnalandovi che tutti i dati sono nella sezione Solonumeri cui si accede qui sopra, ma anche in formato grafico nel post.
La terza considerazione è relativa all’evoluzione del consumo di vino delle fasce di età che invecchiano, ossia, chi nel 2007 aveva 25-34 anni nel 2017 è nella fascia successiva e nel 2023 a metà tra questa fascia e quella dopo. Questo ci dice che i il 55.5% dei 25-34enni del 2007 bevevano vino e che erano passati al 57.5% 10 anni dopo e oggi a occhio sono al 62.2%. Ossia ci dicono che per questa fascia e per questi anni, circa 15 in totale, l’incremento della penetrazione di consumo è stato del 7% circa.
Seguendo la stessa china, ci dicono anche che i 50enni (punto mediano 45-54) perdono circa 5 punti nella penetrazione del consumo di vino, probabilmente a causa di problemi di salute.
Fatte queste considerazioni, le tabelle allegate mostrano il costante calo del consumo giornaliero di vino, che tocca il suo picco come sempre tra le persone anziane: nel 2023 poco meno del 25%, nel 2013 intorno al 30% della popolazione, nel 2007 intorno al 35%. Quindi i “nuovi anziani” sono meno legati al “bicchiere a pasto”.
Infine trovate il tabellone con i consumi per regione e per tipologia di comune (attenzione che si leggono al contrario delle altre, mea culpa). Considerazioni già fate un paio di giorni fa, aumento nelle regioni del sud e delle isole, leggera contrazione nelle regioni del centro-nord, dove si beve comunque molto di più.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More





