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Il mercato del vino russo tocca un nuovo picco nel 2019: per la prima volta le importazioni di vino superano quota 1 miliardo di euro (+17%) e, apparentemente, 6.5 milioni di ettolitri (su questo dato sono un po’ meno convinto, ma questo è quanto riportato da UN Comtrade). L’Italia mantiene la sua posizione di leadership assoluta. Il mercato russo è uno dei pochi in cui il vino italiano è andato meglio di quello francese. Ma dietro la Francia sta crescendo molto forte il prodotto spagnolo che è balzato di quasi il 30% e che viene da una serie ininterrotta di anni positivi. Ormai vicino alla Francia, nel 2020 potrebbe anche esserci il sorpasso (COVID permettendo). Sarebbe probabilmente l’unico mercato importante in cui la Spagna supera la Francia. Passiamo ai dati.
Le importazioni di vino della Russia sono cresciute del 16.6% a 1038 milioni di euro nel 2019, riportando dunque a +4% il ritmo di crescita annuo sugli ultimi 5 anni. Nel 2019 il Rublo ha ripreso un po’ di valore, quindi se tradotte in valuta locale le importazioni sono cresciute un po’ di meno, +14% a 75 miliardi di rubli. Va però specificato che il Rublo ha perso tantissimo prima del 2019 e quindi se confrontiamo il dato in rubli del 2019 (75 miliardi) con quello di 5 anni fa (33 miliardi) ci possiamo rendere conto di quanto sia cresciuto il consumo di vino nel paese.
L’Italia cresce del 15% a 302 milioni di euro, di cui 116 milioni sono di vino spumante, in crescita leggermente superiore, +19%. La quota di mercato del prodotto italiano è nell’ordine del 29-30%, supportata dalla presenza molto forte negli spumanti, dove abbiamo il 60% del mercato.
La Francia fa molta più fatica. Nel 2019 le esportazioni crescono solo del 6% a 171 milioni di euro, con gli spumanti a +9% (55 milioni di euro, meno della metà dell’Italia).
Come dicevamo sopra la Spagna ha oramai raggiunto la Francia, con un balzo del 29% a 167 milioni di euro, di cui soltanto 16 nel segmento degli spumanti (il che lascia ampi spazi di miglioramento).
Vi allego anche i dati sui volumi, che sono molto diversi da quelli del 2018: nel 2019 vengono riportati 6.5 milioni di ettolitri di importazioni contro 4-4.5 milioni all’anno degli anni precedenti. Per quanto riguarda i volumi, la Spagna e l’Italia sono praticamente appaiate con 1.5 milioni di ettolitri ciascuno.
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Mentre si rincorrono le stime sulla produzione vinicola 2023, prevista in significativo calo (da livelli molto elevati degli ultimi anni), continuiamo il nostro viaggio tra le regioni italiane più significative (e per le quali i dati ISTAT e MIPAAF sono compatibili) parlando della Toscana. Come per il Piemonte, la Toscana rappresenta soltanto il 4-5% della produzione di vino italiana, ma ha una forte connotazione alla qualità (65% circa DOC, 25% IGT e solo 10% vino comune) e ai vini rossi (85% circa), questi ultimi da molti considerati un posto “dove non stare” nei prossimi anni. I dati 2022 mostrano un recupero della produzione rispetto al 2021 (+12%), con un dato comunque leggermente inferiore alla media decennale. A livello provinciale nel 2022 si rileva un andamento migliore per la provincia di Firenze che non per la provincia di Siena (+14% contro +5% rispettivamente). A titolo informativo, il dato rilevato dal MIPAAF è di 2.34 milioni di ettolitri, quindi del 4% circa inferiore a quello ISTAT, e la variazione sul 2021 è del 14% secondo MIPAAF rispetto al +12% rilevato da ISTAT. Passiamo a un’analisi più dettagliata.
La produzione di vino in Toscana è aumentata del 12% tra il 2021 e il 2022, passando da 2.19 a 2.44 milioni di ettolitri. Questa crescita è stata superiore alla media nazionale, che è stata del 6%. Tuttavia, la produzione toscana è rimasta inferiore alla media del decennio precedente (2,529 mila ettolitri, -4%).
La produzione di vino rosso ha rappresentato il 78% del totale nel 2022 e l’andamento rispetto ai dati storici è coerente con il -4% di sopra. Entrambe le tipologie hanno registrato un aumento rispetto al 2021, ma il vino bianco ha avuto una crescita maggiore (18% contro 11%).
La produzione di vino DOC in Toscana è nel 2022 il 64% del totale a 1.56 milioni di ettolitri, con un incremento del 6% sul 2021 ma del 6% circa sotto il dato decennale. Il vino IGT è stato il 26% del totale (+21% a 642mila ettolitri), in linea con il dato decennale. ISTAT dunque calcola che sia stato il vino comune a crescere di più nel 2022, +27% e +8% sulla media decennale, per un totale di 240mila ettolitri.
Un occhio alle sottocategorie colore/categoria ci fornisce un’indicazione aggiuntiva: sono stati i vini bianchi DOC (-5%) a frenare la categoria, mentre i DOC rossi, ben più rappresentativi, sono cresciuti del 7% e sono stati soltanto il 2% sotto la media storica. Il contrario succede nella categoria degli IGT dove i bianchi sono cresciuti molto di più sia sul 2021 (+29% contro +19%) che in prospettiva storica (+42% contro -7%), forse a indicare uno spostamento dei bianchi da DOC a IGT.
Infine, trovate i dati provinciali, dominati dalle province di Firenze e Siena, che insieme rappresentano il 60% della superficie vitata toscana.
Buona consultazione!Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






L’analisi dei canali di vendita del vino in Italia del 2020 pone alcune discontinuità rispetto al passato. Per questo motivo, nei grafici e tabelle che seguono vedrete un “2019” e un “2019 new”. Le proporzioni della prima erano quelle pubblicate nel 2019, quelle della seconda sono le proporzioni riferite al 2019 pubblicate nell’analisi 2020 e, sperabilmente compatibili con le ultime. Alcune evidenze sono ovvie: nel 2020 cala la quota del canale della ristorazione (dal 18% al 13%) e crescono gli altri, tra cui la GDO (dal 35.5% al 38%) e la vendita diretta (+ 1 punto percentuale al 10.6%). Ma forse il dato più importante contenuto in questa analisi, che si basa sulle aziende del campione Mediobanca (vi ricordo: 240 aziende che fatturano in Italia 4.7 miliardi di euro) è quello relativo alla penetrazione del canale online. Nel 2020 secondo l’analisi il 2.6% delle vendite di vino è passato per internet, contro lo 0.9% del 2019. Di questo 2.6%, la vendita diretta è passata dal 0.7% all’1.2%, le piattaforme specializzate (quindi i vari Tannico e soci) dallo 0.2% all’1.2% e le piattaforme generiche (quindi multiprodotto) da niente allo 0.2%. Trovate un grafico specifico nel resto del post in proposito. Grazie e buona consultazione dei dati, che trovate nel resto del post. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






La Norvegia è un altro mercato in cui l’Italia ha vissuto anni di temporanea leadership a danno della Francia e dove ora le gerarchie si sono ristabilite. Già lo scorso anno avevamo commentato il sorpasso della Francia dopo qualche anno di primato italiano, nel 2019 la distanza è aumentata, grazie al +7% segnato dalle importazioni norvegesi di vino francese contro il dato stabile dell’Italia. Una componente importante di questa difficoltà dei nostri prodotti è relativa agli spumanti, che i norvegesi non sembrano apprezzare (o almeno non i nostri), ma nel 2019 anche il vino in bottiglia italiano è cresciuto meno di quello francese. Tornando ai numeri generali, la Norvegia ha importato nel 2019 386 milioni di vino, +3%, con un progresso lento ma costante negli anni. I volumi sono esigui, 0.9 milioni di ettolitri e sostanzialmente stabili nel corso degli anni. Passiamo ai dettagli.
Dei 386 milioni di cui dicevamo sopra 248 sono relativi al vino in bottiglia (+4% nel 2019 e +2% annuo su 5 anni) e 54 milioni sono di vini spumanti, +3% (+5% annuo su 5 anni). Il rimanente 79 milioni di euro è relativo ai vini sfusi, in calo del 4% nel 2019 e dove l’Italia resta in posizione di leadership.
La Francia ha avuto un anno migliore. La quota sul mercato norvegese cresce dal 32% al 33% grazie a un +7% sul 2018, con un incremento del 9% per i vini fermi in bottiglia (83 milioni), un calo del 9% dei vini sfusi a 17 milioni e un ottimo +11% sui vini spumanti. Totale: 128 milioni.
Il vino italiano subisce l’impatto dello scarso successo dei vini spumanti, che calano del 4% a 17 milioni euro, e del trend strutturale negativo dei vini sfusi, -8% a 22 milioni. I vini fermi in bottiglia compensano le altre due categorie con un +4% a 79 milioni, ma lasciano il nostro prodotto a 120 milioni, +1%
Dopo Italia e Francia, che insieme coprono il 64% delle importazioni norvegesi pochi spunti di riflessione. Il prodotto americano sembra in crescita, mentre sono leggermente negativi i dati di importazione dei vini spagnoli e tedeschi, rispettivamente terzo e quarto paese da cui la Norvegia importa vino.
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I dati finali ISTAT sulla produzione di vino 2018 dicono che il record è ancora più record, avendo rivisto il dato finale da 52.9 milioni di ettolitri (incluso mosti) a 56.6 milioni, di cui 54.2 milioni si riferiscono alla sola produzione vino. Per trovare un dato tanto elevato bisogna tornare indietro 18 anni, al 2000, […] More





