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    Lombardia – produzione di vino e superfici vitate 2019 – dati ISTAT

    ISTAT ha rilevato una produzione di vino in forte calo nel 2019 in Lombardia a 1.3 milioni di ettolitri. Il dato si confronta con un 2018 eccezionale nella regione (1.7 milioni di ettolitri) ma è comunque circa il 5% sotto la media storica. Va ricordato che la Lombardia è una delle regioni dove la produzione vinicola ha mostrato negli ultimi anni uno sviluppo costante, determinato dalla crescente focalizzazione sui vini di qualità bianchi (Franciacorta) e da una graduale sostituzione di vini da tavola con vini IGT. La produzione resta per oltre il 50% nella categoria dei vini DOC e per l’85% realizzata in due province: Pavia e Brescia. Passiamo all’analisi dei dati.

    La produzione 2019 si è attestata a 1.3 milioni di ettolitri, -24% sul 2018 e del 5% inferiore alla media 2009-18 di 1.37 milioni. Il calo produttivo è ben più marcato di quello italiano (-9% e +9% rispettivamente nei due confronti.
    La produzione per categoria mostra andamenti molto simili nelle tre categorie ma per via delle evoluzioni del passato si conferma un incremento della produzione di vini IGT (489mila ettolitri, il 38% del totale e circa il 15% in più rispetto alla media storica) rispetto ai vini DOC (681mila ettolitri, il 52% del totale e circa il 10% sotto la media storica) e ai vini da tavola. Se mettiamo insieme IGT e DOC arriviamo al 90% in totale, il livello più alto di sempre in linea con quanto raggiunto già nel 2018.
    La produzione di vino bianco e rosso è molto simile, circa 650mila ettolitri ciascuno. Di nuovo, rispetto al passato i vini bianchi sono su livelli più elevati. Quindi nonostante la vendemmia scarsa i vini bianchi sono in linea con la media storica, mentre i rossi sono del 10% sotto.
    Le superfici vitate sono cresciute secondo ISTAT da 21580 a 22090 ettari tra il 2018 e il 2019, quindi +2.4%. Ovviamente qui il gioco è tra Pavia (12130 ettari, +1.7%) e Brescia (6360 ettari, +4%), dato che tutte le altre province hanno un peso molto molto limitato (solo Mantova supera i 1000 ettari vitati a livello provinciale).
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    Spagna – esportazioni di vino – aggiornamento primo semestre 2020

    La Spagna è il primo esportatore che analizziamo sui primi 6 mesi dell’anno. I dati, ovviamente negativi, sono di difficile lettura con una forte volatilità tra i diversi mercati. Nel caso della Spagna, intorno a questo -7% che non sembra così negativo ma che si confronta con un 2019 già negativo, ci sono alcune sorprese come il +10% registrato nel Regno Unito e il +35% dei Paesi Bassi che si mischiano con il crollo del 15% nel mercato americano e del 40% in quello cinese. Nei numeri generali questi 6 mesi hanno cancellato i progressi fatti nei 5 anni precedenti dal vino spagnolo e sembrano ben più gravi dell’andamento italiano, che fino a fine maggio registrava un calo contenuto al 4%. Non saremo molto distanti. L’analisi per categoria conferma invece come gli spumanti, più legati alle occasioni di consumo fuori casa sono stati più colpiti rispetto ai vini fermi. Passiamo all’analisi dei dati.

    Le esportazioni spagnole scendono del 6.7% nei primi 6 mesi 2020 a 1218 milioni di euro, dopo aver già subito un robusto calo (-9%) nei primi mesi del 2019. Con un volume sceso dell’111% a 9.8 milioni di ettolitri, il prezzo medio di vendita (che resta il più basso tra tutti i principali paesi esportatori) risale leggermente da 1.18 a 1.24 euro al litro (+5%).
    Come accennavamo sopra, i vini fermi in bottiglia sono scesi del 5% a 773 milioni, gli sfusi e le categorie speciali sono anche loro calati della stessa percentuale a 279 milioni di euro, mentre per gli spumanti c’è stato un tracollo del 15%, per 166 milioni di euro.
    Per quanto riguarda i principali mercati, la Germania è stabile a 166 milioni di euro (ma era scesa in modo molto marcato nel 2018) e il Regno Unito cresce del 10% a 141 milioni di euro e torna ad essere il secondo mercato del vino spagnolo (come sempre è stato).
    Gli USA diventano il terzo mercato nel 2020 (erano il secondo l’anno scorso) con un calo del 15% a 124m milioni, mentre la Francia scende del 10% a 120 milioni. Sotto la volatilità cresce ulteriormente: abbiamo detto del +35% dell’Olanda, ora quinto mercato, mentre la Cina passa da 63 a 37 milioni, dal quinto mercato all’undicesimo posto.
    Se guardiamo in particolare gli spumanti, gli USA restano il primo mercato ma calano del 24% a 23 milioni, mentre Germania e Belgio scendono del 6% e 19% ed entrambi totalizzano 20 milioni.
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    Cina – importazioni di vino 2019 e primo semestre 2020

    Non so se cominciare dalla fine (primi 6 mesi 2020) o dall’inizio (2019), ma fa poca differenza. Le importazioni di vino in Cina sono crollate del 31% nei primi 6 mesi del 2020 per le ovvie ragioni legate al COVID, ma il commento non sarebbe stato molto diverso se ci fossimo occupati delle importazioni 2019, che sono pur sempre calate del 9%. E il segno non sarebbe stato diverso neppure nel 2018, quando la correzione è iniziata. La Cina sta passando dunque da grande promessa che ha riempito pagine di commenti e proposte a un vero e proprio grattacapo. Non tanto per l’Italia, che in Cina non ha in verità mai sfondato, ma per i francesi, che nel 2019 hanno perso la leadership a favore degli australiani, causa un crollo del 30% delle esportazioni. Va detto che nel 2020 non hanno da sorridere nemmeno i nostri amici australiani, anzi: pur mantenendosi meglio della media siamo sempre a -21% e la Cina è molto più importante per gli australiani che non per i francesi o per noi italiani. Comunque, restiamo a questi dati che purtroppo sto pubblicando in ritardo un po’ per colpa mia e un po’ per i ritardi sui databasi liberi (UN Comtrade non ha ancora inserito il 2019 della Cina…).

    Le importazioni di vino in Cina nel 2019 sono calate del 9% a 2.2 miliardi di euro, riducendo drasticamente il ritmo di crescita quinquennale al 14%. La categoria chiave dei vini fermi in bottiglia segue lo stesso andamento, mentre per gli spumanti le cose vanno meglio (+2%), ma come sapete sono una categoria decisamente residuale (71 milioni di euro in tutto).
    In termini di volume, la Cina ha importato 6.1 milioni di ettolitri di vino nel 2019, in calo del 10% sul 2018.
    La leadership nel mercato passa dai francesi agli australiani. Infatti l’Australia in un mercato calante nel 2019 è cresciuta comunque del 17% a 773 milioni di euro, con 1.5 milioni di ettolitri (come il Cile e la Francia).
    La Francia ha invece subito un calo del 31% a 628 milioni di euro, mentre è quasi stabile il Cile (-3% a 309 milioni).
    L’Italia viene al numero 4 nel mercato con un -2% e 140 milioni, davanti alla Spagna che invece è calata del 10% a 130 milioni.
    L’aggiornamento dei primi 6 mesi del 2020 è molto negativo. Le importazioni totali sono crollate del 31% da 1075 milioni a 755 milioni. Dal 2020 anche l’Australia ha invertito la rotta, anche se ha mantenuto un calo più moderato, -21% a 288 milioni, e soprattutto ha ulteriormente allargato il gap con la Francia, il cui export crolla del 36% a 198 milioni. Il dato italiano dice -29% a 51 milioni, quindi in linea con il calo generale.
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    Abruzzo – produzione di vino e superfici vitate 2019 – dati ISTAT

    La produzione di vino in Abruzzo nel 2019 è stata in linea con la media storica (+3%) e del 7% inferiore a quella del 2018. Entrambi i dati, come abbiamo visto qualche giorno fa per la Campania, sono peggiori della media italiana, che vede un calo leggermente più marcato (-9%) ma un livello del 9% superiore a quello del 2009-2018. Nel complesso, sono più resilienti i vini bianchi dei rossi e i vini di bassa qualità (vini da tavola) rispetto ai vini DOC. L’Abruzzo mantiene una forte connotazione nelle DOC rosse (principalmente Montepulciano d’Abruzzo, il 41% della produzione di vini rossi è DOC), mentre nel segmento dei bianchi il Trebbiano fa più fatica a imporsi (solo il 14% dei bianchi è classificato DOC). Passiamo ai dati.

    La produzione di vino 2019 è stata di 2.89 milioni di ettolitri, cui si aggiungono 58mila ettolitri di mosto. In totale l’Abruzzo rappresenta il 6% della produzione di vino italiana, l’8% nel segmento dei vini rossi e il 10% dei vini da tavola. Più limitata la rappresentatività nel segmento dei vini DOC, soltanto il 4% nonostante Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo siano tra le più rilevanti denominazioni italiane.
    Così come la vendemmia 2018 non è stata un record (quello è stato nel 2016), quella del 2019 è calata un po’ meno che nel resto d’Italia: -7%. Il 2019 è stato dunque una vendemmia in linea con la media storica.
    La tendenza alla crescita dei vini bianchi sui rossi continua, con un -6% a 1.2 milioni di ettolitri per i bianchi contro un -8% per i rossi (1.7 milioni). Se confrontati con i dati del passato i bianchi sono il 15% in più di prima, i rossi il 4% in meno.
    Questo spostamento è anche responsabile della mancata crescita dei volumi DOC, visto che i bianchi sono principalmente vini da tavola (62%) e IGT (24%) e la categoria DOC è soltanto il 14% del totale contro il 41% dei rossi. Anche nel 2019, i vini DOC sono stati 0.84 milioni di ettolitri, -11% e il 18% sotto la media storica, due dati peggiori della media totale.
    Chiudo con un breve cenno alle superfici vitate, lasciandovi alle numerose tabelle e grafici. In Abruzzo ci sono 29530 ettari di vigneto secondo ISTAT, in crescita dell’1% sul 2018. Sono concentrati in provincia di Chieti (22940). Ne consegue una resa per ettaro molto elevata, 153 quintali per ettaro, contro i 109 segnati dall’Italia nel 2019.
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    USA – vendite al dettaglio di vino – aggiornamento 2019

    Nel 2019 il mercato americano del vino ha compiuto un passo importante verso il processo di “premiumizzazione”, ossia la tendenza a consumare prodotti di maggiore qualità. D’altronde l’economia è andata bene, la borsa è andata bene (e questo va detto, anche grazie a Trump, che sta prediligendo l’uovo oggi rispetto alla gallina domani): i consumatori sono quindi spinti a consumare prodotti migliori. I dati del Wine Institute americano (a sua volta elaborati da diverse fonti), indicano un balzo del 10% del valore al dettaglio delle vendite di vino, il che porta il saldo sui 5 anni quasi a +6% annuo. Il contrario sta succedendo ai volumi, che invece sono rimasti stabili e chiaramente in rallentamento se guardiamo a quello che è capitato negli ultimi anni, con la notevole eccezione dei vini spumanti e dello Champagne, che invece è in costante crescita. La stessa cosa vale per l’analisi del vino californiano: volumi in calo leggero, valore in crescita, meno del mercato totale, ma comunque intorno a +6% nel 2019. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite al dettaglio nel mercato USA sono state pari a 75 miliardi di dollari nel 2019, +10% rispetto al valore revisionato da Wine Institute di 68 miliardi nel 2018. Con questo balzo la crescita degli ultimi 5 anni diventa +5.7%, in accelerazione rispetto al +4.5/5% che avevamo osservato negli ultimi anni.
    I volumi si stanno invece stabilizzando. Nel 2019 la stima è 36.6 milioni di ettolitri, solo 0.1 milioni in più del 2018. Diciamo che nemmeno nel periodo 2008-09 (che corrisponde alla crisi del mercato mondiale) avevamo constatato un andamento così moderato. Ne consegue un incremento del prezzo medio per ettolitro del 10% a 20 dollari al litro. Come potete constatare si tratta di un raddoppio nel giro di 20 anni.
    Per quanto riguarda le tipologie di consumo (solo volumi), i fini fermi sono… fermi a 30.6 milioni di ettolitri, mentre i vini dolci e spumanti sono in leggerissima crescita.
    C’è poi la sezione dei vini californiani, che nel 2019 hanno avuto un calo delle vendite in valore del 6% a 43.6 miliardi di dollari (+4.7% negli ultimi 5 anni in media), per un volume di vendite totale in calo dell’1% nel mercato domestico e del 6% nei mercati internazionali (vi ricordo il rafforzamento del dollaro nel 2019. Tutto ciò porta il vino californiano al minimo in termini di vendite all’estero del 12%, contro il picco del 18% di circa 10 anni fa.
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    Campania – produzione di vino e superfici vitate 2019 – dati ISTAT

    Torniamo sui dati ISTAT di produzione regionale di vino dopo qualche settimana dedicata ad altri argomenti con i dati della Campania. La Campania “conta” per il 3% del vino italiano e rimane una regione con una scarsa esposizione verso i vini di qualità. Trovo questa una prima curiosità, vista la rilevanza di alcune DOC dal punto di vista qualitativo, soprattutto quelle bianche a mio gusto personale. E qui veniamo alla seconda curiosità, che è il fatto che la Campania produce ancora più vino rosso che bianco, anche se un leggero spostamento verso i bianchi si sta verificando nel tempo. Venendo ai dati 2019 che qui brevemente analizziamo, la vendemmia è stata in leggera crescita rispetto al 2018 (+2%), rispetto al calo nazionale (-9%). Ciò però deriva da un andamento molto difforme nel 2018, quando a fronte di un record produttivo per l’Italia intera la Campania aveva registrato un volume piuttosto mediocre, in termini relativi. Questo per dire che gli 1.4 milioni di ettolitri prodotti nel 2019 sono comunque circa l’8% sotto la media storica, mentre per l’Italia tutta il 2019 è stato un anno sopra media (+9%). Passiamo ad analizzare qualche dato insieme.

    Abbiamo già detto della produzione totale. Il 2019 è stato un anno migliore per i vini bianchi che per i vini rossi, sia contro il 2018 che contro la media storica. Si sono prodotti 672mila euro di ettolitri di bianco, +5% e soltanto il 4% sotto la media, mentre per i rossi (ancora più importanti a 734mila ettolitri), parliamo di una produzione stabile ma di ben il 12% sotto la media 2009-18.
    La produzione per categoria di qualità vede i vini DOC al 18% della produzione totale. Mettendo insieme il 9% dei vini IGT si arriva al 27%, il che significa che i vini comuni sono ancora la maggioranza. Rispetto al passato è evidente lo spostamento da IGT verso DOC, mentre la quota dei vini comuni rimane stabile negli anni sopra il 70%.
    I vini DOC bianchi rappresentano 153mila ettolitri nel 2019, il 23% della produzione totale di bianci, mentre per i rossi soltanto il 13% ricade nella DOC, a dimostrazione di quanto dicevamo sopra sulla rilevanza delle DOC bianche.
    Infine, una parola sulle superfici vitate, che sono stabili in Campania secondo ISTAT a 24600 ettari, circa il 4% della superficie nazionale. Benevento (9080), Avellino (6150) e Salerno (4080) sono le tre regioni più rilevanti. Da questa superficie si deriva una resa per ettaro di 85 quintali per il 2019, il 21% inferiore alla media nazionale di 108.
    Vi lascio proseguire l’analisi con le tabelle e i grafici allegati.
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    Botter – risultati e analisi di bilancio 2019

    Botter ha chiuso il 2019 con una crescita a doppia cifra delle vendite e ha ulteriormente arricchito la dotazione di cassa, ma ha deciso di effettuare un accantonamento straordinario di 10 milioni di euro, sia come mossa preventiva nell’ottica delle crisi COVID che in considerazione di una serie di potenziali oneri che potrebbero emergere nell’ambito dell’evoluzione della struttura societaria. Non ci sono ulteriori specifiche salvo che l’accantonamento “si lega ad un evento (in se’ positivo) del tutto eccezionale e non destinato a ripetersi”. Comunque, tornando ai numeri, le vendite crescono del 12% a 218 milioni di euro e l’utile operativo cala da 24 milioni a 21 miloni, ma sarebbe stato 31 senza l’accantonamento. Gli investimenti restano molto contenuti, anche se l’azienda ha messo a segno una piccola acquisizione nel Prosecco Bio (crediamo per 2 milioni di euro) e ha degli obiettivi ambiziosi, purtroppo per nulla specificati nella relazione degli amministratori (striminzita e poco curata rispetto a quello di altre aziende vinicole, pur potendo contare su eccellenti risultati). Passiamo ai numeri.

    Le vendite crescono del 12% a 218 milioni di euro. L’Italia resta un mercato marginale a 13 milioni anche se in crescita del 38% sul 2018. Sono calate le vendite in Europa da 111 a 90 milioni di euro (-19%), mentre crescono del 50% quelle nei paesi extraeuropei (+52%). Purtroppo nessuna spiegazione viene fornita e nessun confronto con il 2018 viene proposto nella nota integrativa del bilancio.
    Il margine operativo lordo cala da 28 a 24 milioni di euro, per un margine dell’11% contro il 14%, ma sarebbe stato del 16% (34 milioni di euro) senza l’accantonamento straordinario. Intendiamoci, questi sono costi che emergeranno in futuro e quindi sono straordinari perchè tutti caricati nel 2019 ma sarebbero dovuti magari essere contabilizzati negli anni precedenti o futuri.
    L’utile netto passa da 17 a 15 milioni di euro, anche qui colpito dall’accantonamento non deducibile di 10 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario le cose sono più semplici da leggere: la cassa netta cresce da 9 milioni a 30 milioni. Considerato i 5 milioni di dividendi distribuiti questo significa che la generazione di cassa nel 2019 per gli azionisti è stata di 26 milioni di euro, beneficiata tra l’altro da un calo da 35 a 31 milioni del capitale circolante. Un risultato molto simile al 2018 quando la cassa generata fu di 27 milioni di euro.
    Dal verbale degli azionisti si evince la struttura del capitale: famiglia Botter 39%, Dea Capital 39%, Lutob investments 22%. Ci sono tante azioni proprie ed è probabile che questo assetto possa notevolmente cambiare di qui in avanti.
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    Corea – importazioni di vino – aggiornamento 2019

    Anche nel 2019 il mercato del vino in Corea del Sud è cresciuto a doppia-cifra, +12%, e con 232 milioni di euro comincia a diventare piuttosto rilevante. L’Italia occupa una innaturale posizione numero tre, dietro ovviamente alla Francia, ma anche dietro al Cile. Nel 2019 abbiamo avuto un buon anno, +17%, ma restiamo ancora indietro se allarghiamo lo sguardo agli ultimi 5 anni. Molto lavoro resta da fare, anche e soprattutto per spingere i nostri spumanti che sono sotto-penetrati e che nel 2019 hanno avuto un andamento negativo. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le importazioni coreane di vino sono cresciute del 12% a 232 milioni di euro e, in valuta locale, del 12.6% a 302 miliardi di KRW. La crescita in valuta locale sui 5 anni è del 9.5% mentre in euro dell’11%.
    Si tratta ovviamente di un mercato di vini di qualità. I volumi sono pochi e crescono meno dei valori +8% a 429mila ettolitri nel 2019 e +6% sugli ultimi 5 anni. Il dominio dei volumi è dei cileni con 115mila ettolitri, seguiti dalla Spagna con 87mila e da Italia e Francia alla pari con circa 64mila ettolitri.
    Proprio la Francia è leader nel mercato, con una quota di mercato del 32% e 74 milioni di euro di esportazioni. Di questi, 45 milioni sono di vino in bottiglia e ben 28 milioni di euro sono spumanti, dove la crescita è stata del 23% annuo negli ultimi 5 anni.
    Proprio qui si vede la grossa differenza con l’Italia, che esporta solo 7 milioni di euro di spumanti con una crescita del 9% annuo. Il nostro vino è in posizioni di rincalzo anche nel segmento dei vini in bottiglia, però. Siamo superati dai francesi, dai cileni con 29 milioni di euro e anche dagli americani, che esportano 29 milioni di euro contro i nostri 27.
    La nostra quota di mercato è quindi del 15% circa, preceduti dal Cile che pur perdendo qualche colpo si mantiene intorno al 19%, con un valore totale di 43 milioni di euro. Nel 2019 ci siamo avvicinati grazie a un balzo del 17%, ma se non succedono cose particolari ci vorranno almeno 2-3 anni per ripristinare le naturali gerarchie.
    Dietro all’Italia vengono gli USA con 30 milioni di euro di export. Si tratta di un’altra posizione “innaturale”, visto che normalmente i vini americani sono anche superati dagli spagnoli, che vengono quinti con soltanto 19 milioni di euro.
    Nonostante la vicinanza geografica, il mercato non funziona per i vini australiani, solo 11 milioni di euro e neanche per quelli della Nuova Zelanda, soltanto 4 milioni. Entrambi crescono in modo sostenuto (non l’Australia nel 2019 ma sui 5 anni decisamente si), ma da valori molto bassi.
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