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    Constellation Brands – risultati primi 9 mesi 2023

    E fu così che dopo molti trimestri deboli la divisione vino di Constellation Brands ha fatto un vero e proprio fosso nel trimestre chiave dell’anno. Conseguenza: il capo della divisione è ormai messo alla porta (a partire dal 29 febbraio) senza neanche aspettare di avere un rimpiazzo. Le attese sull’anno fiscale della divisione vino sono state tagliate a un calo delle vendite del 7-9% e dell’utile operavo del 6-8%, dal giorno alla notte considerando che fino al secondo trimestre si parlava di vendite stabili e di un incremento del 2-4% dell’utile operativo. D’altronde nel terzo trimestre le “depletions”, ossia le vendite al dettaglio sono calate del 10%, dopo il -8% del secondo trimestre e il -6% del primo, nonostante la base di comparazione (come si vede bene nel primo grafico) fosse mano a mano più facile da raggiungere. In totale CBrands divisione vino ha realizzato vendite per 2.7 miliardi di dollari nel trimestre, contro 2.4 di quello corrispondente 2022 e un utile di 509 milioni di dollari, contro 468, tutto grazie alla birra. Le previsioni per l’anno restano stabili in termini di utile netto ma sono state incrementate in termini di generazione di cassa (da 1.2-1.3 miliardi di dollari a 1.4-1.5), sempre grazie al successo della divisione birra. La divisione delle droghe leggere continua a perdere soldi, anche più che in passato. Alla fine questi dati sono stati accolti positivamente dagli investitori, segno anche che del vino non gliene frega più niente… passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le consegne di vino sono scese del 12% a 6.1 milioni di casse, di cui 5.3 milioni (sempre -12%) nel mercato americano, per un fatturato vino e spiriti di 502 milioni di dollari, -8% sul trimestre 2022. Di questi, 436 sono vino (-7.4%) e 67 sono spiriti (-10%).
    A livello operativo, tutta Constellation ha generato 797 milioni di dollari di utile, di cui 128 sono nel vino, -5%, con un margine in leggero miglioramento (25.4% nel trimestre contro 24.8% lo scorso anno) grazie all’impatto dei marchi a minor margine venduti. La birra genera invece 669 milioni, per un margine del 31% e una crescita del 9%. La divisione Canopy perde nel trimestre 42 milioni di dollari, erano 37 lo scorso anno.
    A livello finanziario le cose vanno invece meglio: i dividendi sono cresciuti a 163 milioni da 146 lo scorso anno, l’azienda ha ricomprato 215 milioni di dollari di azioni proprie portando la “restituzione” agli azionisti nei 9 mesi a 740 milioni di dollari (su un valore di borsa di 45 miliardi). Gli investimenti sono in crescita e nonostante tutto questo il debito netto scende a 10.7 miliardi di dollari dagli 11 del secondo trimestre e contro 12 di un anno fa. Il debito su EBITDA scende a 3.0 da 3.5 dell’anno scorso.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Constellation Brands – risultati primo semestre 2023

    Che il 2023 non sia un buon anno per il vino in USA lo si legge molto bene dai dati pubblicati a inizio ottobre da Constellation Brands, relativi al secondo semestre dell’anno. Benchè nel complesso l’azienda continui ad andare bene (le indicazioni sugli utili a fine anno sono state alzate leggermente), ciò è legato alla crescita del segmento birra. Nella parte relativa al vino, che il secondo trimestre ha anche il suo trimestre più forte, le consegne sono calate del 18% a fronte di un “sell-out”, ossia vendite finali, in calo dell’8% (dopo il -6% del primo trimestre). Se dunque una parte del calo è da attribuire al “destocking” e ancora una piccola parte alle attività vendute, i dati sono poco incoraggianti e le indicazioni sul fine anno relative al vino (vendite stabili a parità di perimetro e +2/+4% per l’utile operativo) sono chiaramente a rischio a questo punto. Ne sapremo di più sulla strategia e sul futuro anche oltre il 2023, visto che l’azienda ha organizzato un “Capital Market Day” per inizio novembre. Per ora gli investitori dopo un’estate improntata al rialzo hanno punito il titolo in borsa, con un calo del 12% nell’ultimo mese (al 14 ottobre) che ha di fatto cancellato i progressi da inizio anno. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite totali di CBrands sono salite del 7% a livello consolidato grazie alla birra (+12%), mentre per il vino le vendite calano del 13% e per gli spiriti addirittura del 18%. Il vino ormai rappresenta soltanto 384 milioni di dollari di vendite nel trimestre su un totale di 2.8 miliardi.
    A livello operativo i margini sono in crescita ma, di nuovo, tutto è legato alla birra. Nel segmento vino e spiriti (riportati insieme) l’utile operativo trimestrale cala del 19% a 81 milioni, per un margine del 18% rispetto al 19% dello scorso anno. Sui 12 mesi terminanti a fine agosto, come vi indica il grafico il margine è del 22.6% non distante da dove stava un anno fa. Si tratta di un risultato non eccellente ma va considerato anche il calo delle vendite e il minore assorbimento dei costi fissi.
    I volumi di vino scendono a 6.1 milioni di casse nel trimestre e 25 milioni sui 12 mesi, ormai molto distanti dai 70 milioni di casse che CBrands esprimeva nel 2016.
    A livello finanziario l’azienda ha un obiettivo di ridurre la leva a 3 volte l’EBITDA, il che richiederà qualche limitazione alla politica di remunerazione degli azionisti, come già si vede oggi: nei primi 6 mesi fiscali sono tornati agli azionisti “solo” 363 milioni di dollari contro i 1695 milioni dello scorso anno. Il debito che a fine anno era 11.1 miliardi di dollari è stabile a 11.0 miliardi, con un rapporto debito/EBITDA passato da 3.5 a 3.3 volte.

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    Constellation Brands – risultati primo trimestre 2023

    Quando un’azienda che ha una delle sue divisioni (qui parliamo di quella del vino di Constellation Brands) che perde circa il 10% di vendite e il 10-15% degli utili e nel commento si legge soltanto “I marchi di vino di fascia alta di Constellation hanno guadagnato quote di mercato e sono cresciuti più del segmento corrispondente nelle vendite in dollari”, oppure “Il portafoglio di liquori di Constellation ha registrato una crescita nei canali Circana, con una forte crescita dei marchi di tequila e cocktail pronti da bere di fascia alta., beh allora c’è qualcosa che non va nella comunicazione e anche nella gestione della divisione. Così è stato il primo trimestre di CB nel vino, con vendite al consumatore finale calate del 6% (quindi con -10% delle vendite c’è stato un po’ di “destocking”). Ma questo è ormai un granello nel mare del business dell’azienda, sempre più focalizzata sulla birra e su Canopy (la mariuana legale). Anzi direi sulle sue perdite. A livello consolidato, infatti, vino e birra insieme fanno +6% di vendite e -5% di utile operativo. Quando poi “sotto” entrano le perdite di Canopy il risultato netto passa da 390 a 136 milioni di dollari. Nel trimestre CBrands ha comunque confermato le indicazioni rilasciate in maggio, sia a livello consolidato che per la divisione vino, dove prevede per il 2023 una variazione delle vendite nette organiche tra -0,5% e +0,5% e una crescita del reddito operativo tra il 2% e il 4%. Passiamo al resto del post per un commento più dettagliato. LEGGI TUTTO

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    Constellation Brands – risultati 2022 e previsioni 2023

    I risultati 2022 (febbraio 2023) di Constellation brands pubblicati qualche settimana fa non hanno portato grandi novità. L’attività che trascina il gruppo resta la birra, che compensa le perdite della diversificazione in Canopy (ne sarà valsa la pena???), mentre nella divisione vino l’azienda continua a perdere quota di mercato a forza di vendite di marchi, ridefinizioni della strategia e via dicendo. Facendo il riassunto dei dati 2022, il fatturato sale del 7% a 9.5 miliardi di dollari (birra +11%, vino -5%, spiriti +6%), l’utile operativo cresce del 22% vista l’assenza di svalutazioni straordinarie per quest’anno (altrimenti sarebbe stato -5%), per un valore di 2.8 miliardi, l’utile netto è leggermente negativo “grazie” alle svalutazioni del valore di Canopy (che dovrebbero essere quasi finite visto che da 3 miliardi la società ora è in bilancio a 0.6 miliardi), il debito sale a 11.2 miliardi di dollari da 10.2 (con rapporto sull’EBITDA da 3.1 a 3.5 volte) dopo però che sono stati pagati 2.3 miliardi di dollari agli azionisti tra riacquisti di azioni e dividendi. Alla fine dei conti, aggiustando di qua e di là, hanno calcolato un utile per azione di 11.4 dollari, +4%, e in linea con le prospettive annunciate. Per il 2023, altro +4% nelle indicazioni preliminari. E per il vino? Dopo un anno decisamente negativo, non si prevede di tornare positivi: le vendite sono attese stabili, l’utile operativo a +2/4% ma prima di considerare i marchi venduti (che costeranno probabilmente il 3% circa)… insomma niente di positivo al di là dei toni roboanti del comunicato stampa. Passiamo ai dettagli e alle tabelle.

    Concentrandoci sulla parte vino, le vendite sono state 1.7 miliardi di dollari nel 2022, -5.3%, cui si sommano per la divisione 265 milioni di spiriti (+6%). Se guardiamo al quarto trimestre i dati del vino sono molto peggiori, con un calo del fatturato del 13% e degli spiriti del 18%.
    I volumi di vendita nel 2022 sono stati di 27 milioni di casse, -9% sul 2021, con un andamento medio delle vendite organiche al dettaglio di -3% (media dei 4 trimestri, fatta di un +1% nel primo trimeste -2% nel secondo e circa -5% nella seconda metà dell’anno).
    Se vogliamo trovare qualche dato positivo dobbiamo andare sulla suddivisione delle vendite per canale, che CB ha cominciato a fornire, in cui si vede che il canale DTC quindi di vendite online dirette cresce del 35%.
    Il secondo dato positivo è il forte miglioramento dei margini nell’ultimo trimestre per la divisione vino, che “raddrizza la barra” del 2022 (portandolo stabile al 22.8%), con un balzo trimestrale di 5 punti percentuali, attribuito secondo l’azienda dal taglio dei costi e dal mix favorevole del fatturato.
    Abbiamo dato sopra qualche numero, che poi trovate qui sotto nelle tabelle. Il debito è alto ma non preoccupa, essendo la sua crescita interamente dovuta alle scelte di remunerare gli azionisti. Di certo, con il mutato scenario dei tassi di interesse probabilmente sarà nel 2023 un peso sugli utili…

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    Constellation Brands – risultati primo trimestre 2021

    Forse è vero che Constellation Brands ha risultati soddisfacenti (io non sono tanto d’accordo), ma sicuramente non è vero che la divisione vino va bene. Le vendite calano e non soltanto per la dismissione di alcuni brands a Gallo. I margini della divisione calano, mentre dovevano salire perchè avevano venduto i marchi a basso margine. Invece, complice anche la vendita di vino sfuso “affumicato” dagli incendi, siamo scesi al 23% dal 26-27% storico. E poi, lasciatemi dire, quando un’azienda sbandiera un aumento delle previsioni di utile e questo aumento è da 9.95-10.25 a 10.00-10.30 (utile netto rettificato da una serie infinita di cose, tra cui la cannabis), beh allora c’è qualcosa che non torna. Infine, il comunicato stampa è pieno di riferimenti al programma di riacquisto di azioni sul mercato che andrà ben oltre la generazione di cassa dell’azienda, determinando quindi (come già successo in questo primo trimestre, un incremento del debito aziendale. Bene, per chi è interessato segue una breve analisi dei risultati con focus sulla parte vino.

    Le vendite del primo trimestre sono calate da 10.8 milioni di casse a 6.7 milioni, ma se togliamo quelle dei marchi venduti il confronto sarebbe da fare con 6.3 milioni, quindi con un incremento di volumi del 6%. Purtroppo però le depletions, cioè le vendite dei distributori ai dettagliani sono calate del 7.5%, il che significa che nel complesso le cose non sono andate coì bene.
    In termini di fatturato, il calo per il vino è del 20% (causa dismissioni) a 398 milioni di dollari. Se aggiungiamo gli spirits, che fanno parte del medesimo segmento, arriviamo a 455 milioni, con un calo del 28%.
    I margini sono in caduta a causa anche dei danni dovuti agli incendi, che hanno costretto il gruppo a cedere quantitativi ingenti di vino sfuso a prezzo di costo. Il margine operativo del trimestre scende al 23%, che è anche la media degli ultimi 12 mesi.
    Constellation mantiene la guidance invariata per la sua divisione vino e cioè: un calo del 22-24% del fatturato, un calo del 23-25% dell’utile operativo, tutto dovuto alle dismissioni, in quanto la previsione di vendite “organiche” è di fare +2/+4%. Niente a che vedere con l’obiettivo di +7/9% per la birra.
    Dal punto di vista finanziario e allargando al gruppo globalmente, l’indebitamento risale a 11 miliardi di dollari dopo aver pagato nel trimestre tra dividendi e riacquisti di azioni circa 560 milioni. La previsione del management per l’anno è di acquistare azioni proprie per altre 500 milioni, per poi allargare il piano a 2.5 miliardi di dollari nel corso del 2022.

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    Constellation Brands – risultati 2020 e non-previsioni 2021

    Fonte: bilancio e comunicato stampa
    Constellation Brands ha chiuso questo stranissimo 2020 con dei risultati che quasi non mostrano l’impatto della pandemia. Dato che gli utili non sono scesi nel 2020 (anzi sono saliti dell’1% se aggiustati per le variazioni di valore di Canopy), l’azienda ha mantenuto un approccio molto prudente sulle prospettive del 2021, anche perché la vendita di un bel pezzetto del segmento vino a E&J Gallo avrà un impatto negativo che nell’anno appena chiuso si è materializzato soltanto nell’ultimo trimestre. L’utile per azione 2021 è dunque visto calare da 10.44 a 10.15 dollari per azione (escluso il contributo di Canopy, che continua a macinare perdite su perdite). Nel 2020 per tirare le somme il vino e gli spirits di Constellation ha fatturato 2.54 miliardi di dollari (il 29% del totale) e ha generato un utile operativo di 622 milioni (il 22% del totale), con una crescita organica del 2% (+8% nell’ultimo trimestre). Nel 2021 l’impatto del disinvestimento determinerà un calo ulteriore del contributo del vino tra il 20% e il 25% (a fronte di una previsione di crescita organica positiva del 2-4% per il segmento). Passiamo a commentare qualche dato:

    Le spedizioni di vino si sono riprese nell’ultimo trimestre dell’anno del 3% quando si esclude l’impatto della vendita di parte della divisione, mentre a livello annuo i 45 milioni di casse spedite da CB sarebbero calate del 5%. Il segmento delle bevande alcoliche americane nell’ambito del COVID ha subito un forte processo di “destocking” in base al quale la catena di distribuzione ha ridotto le scorte di prodotto (pur rischiando di perdere qualche vendita) per massimizzare la disponibilità di cassa.
    Tornando a CBrands il dato positivo delle spedizioni non corrisponde all’andamento del prodotto presso i clienti finali, che è stato meno negativo nell’anno (-3%) che non nell’ultimo trimestre (-7%). Tutti questi numeri ci fanno comunque giungere alla conclusione che il segmento del vino di qualità come quello di CBrands è ha subito un impatto negativo legato alla pandemia e all’impatto sulla ristorazione.
    I dati finanziari sono rimasti buoni, con un margine operativo del 24% nell’anno ma con un pesante calo nell’ultimo trimestre dell’anno (20%), segno che la vendita a Gallo ha riguardato vini non strategici ma non per questo molto profittevoli.
    Se prendiamo i dati globali CBrands è oggi un colosso da 8.6 miliardi di dollari di vendite e 2.8 miliardi di utile operativo, con un utile netto di 2 miliari di dollari nel 2020. Il tutto esclude Canopy a livello operativo, che avrebbe portato a rilevanti perdite.
    La struttura finanziaria di CBrands tuttavia ha tratto grandi benefici dall’operazione di vendita del segmento vino, che ha generato circa 1 miliardo di dollari di incasso. Il debito è calato da 12 a 10 miliardi di dollari, per un rapporto sull’EBITDA che scende da 4.2 volte a 3.2 volte.

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    La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2020

    Due cose succedono nel nostro post annuale sulla valutazione delle aziende vinicole. Primo, non abbiamo più i multipli di Baron de Ley perchè ormai il proprietario si è comprato tutte le azioni sul mercato e quindi non ci sono più analisti che hanno interesse a elaborare delle stime. Al suo posto inseriamo Andrew Peller, il produttore di vino canadese quotato. Il post resta comunque difficile da scrivere e da interpretare per il momento particolarmente incerto. Secondo, il mitico “EV/EBITDA”, parametro di riferimento delle valutazioni aziendali in quanto un buon indicatore della generazione di cassa aziendale è defunto, causa introduzione dello scellerato principio contabile IFRS16. Resta il multiplo del valore d’impresa sull’utile operativo.
    I valori borsistici delle aziende vinicole sono calati mediamente del 7%, con cali più pronunciati per le aziende della Champagne e di quelle legate alla Cina, Treasury Wine Estates in particolare. In Italia ha perso terreno Masi, mentre è cresciuto di oltre il 60% il valore di IWB, che dalla crisi COVID ha tratto forti benefici grazie alla sua esposizione alla grande distribuzione e alla vendita diretta. Bene, nel post trovate la tabella aggiornata con i multipli degli utili (Prezzo/Utili) e (Valore d’impresa su utile operativo), oltre al multiplo sulle vendite (valore d’impresa sulle vendite). Passiamo a commentare qualche numero.

    Le tre grandi aziende vinicole storiche hanno attualmente un multiplo degli utili di 18.5 volte sul 2021, più basso del 21x del 2020 a causa della forte svalutazione di Concha y Toro, che oggi vale 1 miliardo di euro contro 1.2 miliardi dell’anno scorso ma ha degli utili molto superiori. TWE ha subito un forte calo (da 7.9 a 4.6 miliardi di euro) che però è simile al calo degli utili attesi e quindi continua a trattare intorno a 24 volte gli utili. Constellation Brands ha guadagnato qualcosa, ma ormai ha poco a che fare con il mondo del vino.
    Le aziende della Champagne hanno subito un calo di valore del 20% in media, soprattutto le due meno “qualitative” (Vranken Pommery e Lanson BCC). I multipli sono “impazziti” (28 volte gli utili contro 16 dell’anno scorso, 45 volte l’utile operativo contro 25, 3 volte le vendite contro 2.9) per via del forte calo degli utili attesi 2021 rispetto a quello che ci attendevamo (pre-COVID) nel 2020.
    Tra le piccole aziende bisogna sottolineare il forte incremento di valore di Italian Wine Brands, che combina risultati (e attese) eccellenti con una espansione dei multipli. Il suo valore di mercato è cresciuto del 64% e ora vale 140 milioni di euro, con un multiplo degli utili di 13 volte (era 9.5x nel 2020), 1 volta le vendite (0.8 nel 2020) e 10 volte l’utile operativo (8x). Sono molto buoni anche i dati di Delegat, che ormai vale 870 milioni di euro (+20%) e viaggia a 21 volte gli utili, un po’ meno dei 23 dello scorso anno. Scende il valore di Masi, ma non tanto quanto i suoi utili, il che si traduce in una espansione dei multipli: il valore di questa impresa è anche ancorato al valore delle terre e dei vini in invecchiamento che altre aziende non possono vantare.
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    Constellation Brands – risultati primi 9 mesi 2020

    Fonte: Constellation Brands investor relations Le ultime settimane sono state una combinazione di buone notizie per Constellation Brands, che in borsa si è riportata sui livelli pre-crisi di inizio 2018, per un valore di mercato di 45 miliardi di dollari e un prezzo di 230 dollari per azione (dopo aver toccato il minimo di 120 […] LEGGI TUTTO