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    Le superfici vitate bio nel mondo – dati 2021 FiBL & IFOAM

    FiBL & IFOAM hanno pubblicato il rapporto 2023 sulle superfici bio mondiali, aggiornato al 2021. Il totale assomma a 510mila ettari, ossia il 7.5% della superficie vitata mondiale (come riportato). I totali non tornano quando si sommano le superfici effettivamente bio di 377mila ettari e quelle in conversione di 95mila ettari, ma questi sono i dati come riportati, probabilmente a causa delle numerose caselle vuote. Vi avverto anche che per quanto riguarda l’Italia il dato 2001 riportato in tabella dal rapporto è 104mila ettari (totali, quindi comprese in conversione) e dunque diverso da quello di Sinab, che abbiamo recensito nel 2021 essere di 126mila ettari totali, di cui 101mila convertiti (molto simile ai 104mila del rapporto) ma senza i 24mila ettari in conversione. Se aggiungessimo questi 24mila al conto totale si raggiungerebbe il totale di 534mila ettari. Ad ogni modo, la principale nazione per superfici bio nel mondo resterebbe comunque la Spagna con 142mila ettari, seguita dalla Francia con 136mila ettari (dato non aggiornato e con un ammontare importante “in conversione”, essendo uguale a quello del 2020) e verrebbe poi comunque l’Italia con 104mila del rapporto (o 126mila secondo Sinab). In termini di penetrazione sul totale, lasciando fuori le nazioni poco rilevanti, la prima nazione per penetrazione è la Francia con il 19% (secondo Sinab nel 2021 in Italia 21%), seguita dalla Svizzera con il 17% e dall’Italia con il 15%. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    La superficie vitata mondiale biologica è stimata da FiBL & IFOAM a 510mila ettari nel 2021, pari al 7.5% della superficie mondiale, con un progresso dello 0.2% e di 6mila ettari rispetto al 2020, quando i numeri erano 504mila e 6.7%.
    Forse per via della “deviazione” sul dato italiano a cui mancano circa 22mila ettari, dopo una progressione da 30-40mila ettari all’anno nel 2021 si registra un deciso rallentamento.
    In termini di esposizione per continenti, dei 510mila ettari 435mila sono in Europa, 49mila in America, 15mila in Asia, 6mila in Oceania e 5mila in Africa.
    Se guardiamo agli ettari vitati bio già certificati soltanto, secondo il rapporto sono 377mila nel mondo, di cui 105mila in Spagna, 104mila in Italia e 79mila in Francia. In questa “subveduta” l’Italia sembra essere quella con il ritmo di crescita più marcato secondo lo studio (circa 10mila ettari all’anno), mentre il dato spagnolo sembra avviarsi verso una stabilizzazione. Come detto sopra, i dati francesi sono essenzialmente uguali a quelli del 2020.
    Va sempre ricordato che il conto degli ettari francesi ha anche a che fare con i vigneti per il Cognac e l’Armagnac che “falsano” un po’ tutti i conti quando si parla di vino soltanto.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2024

    Buongiorno. Il lavoro di oggi riguarda la valutazione delle aziende vinicole quotate, con I prezzi rilevati intorno al 15 gennaio e i multipli di mercato proiettati al 2024 e al 2025 secondo le stime degli analisti. Come sapete il 2023 è stato un anno eccellente per le borse mondiali, con crescite superiori al 20%. In questo contesto, se consideriamo il valore azionario cumulato del nostro campione (che è fatto dalle medesime aziende dell’anno scorso) troviamo un risultato nettamente meno positivo, circa +6%. Quindi la prima considerazione è che il settore del vino ha avuto un 2023 meno positivo che in altri settori (comprensibile, visto che i grandi temi del 2023 sono stati i tassi di interesse che hanno favorito le aziende del settore finanziario e la tecnologia, che ha supportato le “magnifice 7” americane). Nonostante questo, le valutazioni sembrano essere in leggera crescita. Le aziende della Champagne sono quotate a 2.9 volte le vendite, erano 2.7 lo scorso anno, le aziende internazionali stavano a 5.0 volte le vendite sono ora a 5.2 volte (ma senza Constellation Brands si scende da 4 a 3 volte), quelle europee (Schloss Wachenheim, Advini, IWB e Masi) stanno a 1.3 volte le vendite contro 1.2 volte lo scorso anno. Il 2024 è un anno molto più incerto: il crollo dell’inflazione farà calare i tassi di crescita (che per le aziende sono “nominali”), le valutazioni sembrano piuttosto elevate. Vedremo. Per ora se siete interessati nella tabella all’interno trovate altri grafici e la tabella con tutti i numeri.

    Il campione analizzato include le seguenti aziende quotate: Lanson BCC, Vranken Pommery e Laurent Perrier per lo Champagne; Constellation Brands, Treasury Wine Estates, Concha y Toro, Duckhorn, Vintage Wine Estates (senza multipli perchè quasi fallita) e Delegat per le aziende extraeuropee; Schloss Wachenheim, Advini, Italian Wine Brands e Masi per l’Europa. Se ne trovate altre fatemi sapere!
    Le aziende europee sono poco rappresentate e presentano multipli a forte sconto rispetto a quelle internazionali, anche a causa della loro dimensione contenuta (e quindi minore liquidità e interesse da parte degli investitori) e dei minori margini. Un’azienda focalizzata sul vino di qualità come Masi ha un margine del 9% atteso per il 2024, la Duckhorn in USA ha una margine del 29% (e un valore di mercato di 1 miliardo contro 150 milioni), il che vi fa rendere conto della differenza.
    Dunque il campione più rappresentativo è certamente quello americano. C’è dentro Constellation che ormai ha poco a che fare con il vino. Se facessimo un esercizio “escluso Constellation”, arriviamo a dei multipli di circa 3.2 volte le vendite per un margine operativo medio del 24%. Le 4 piccole europee in confronto stanno a 1.3 volte le vendite e hanno un margine del 7% quindi… è vero che le aziende europee sono valutate poco, è altrettanto vero guadagnano molto di meno…

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento ottobre 2023

    Oggi tutti numeri, per capire bene le esportazioni di ottobre. Come avrete già letto da altre parti è stato un buon mese, anzi ottimo, viste le premesse e visto l’andamento dei mesi scorsi. L’incremento dell’8% di ottobre, un mese pesante per gli spumanti (+14%) aiuta a raddrizzare un po’ il tiro sul fine anno: a fine mese, da inizio anno siamo giù dell’1.3% a valore e dello 0.6% a volume e se novembre e dicembre fossero stabili chiuderemmo a -0.5% (valore) e -1% (volume) il 2024. Ora, dopo diversi mesi con il segno meno viene da domandarsi se questo incremento sia una compensazione dei mesi passati, in cui magari i distributori hanno scaricato i magazzini. Sta di fatto che i nostri tre principali mercati, USA Germania e Regno Unito sono rimbalzati del 15-20%. Se questo trend si colloca in un andamento leggermente positivo per gli ultimi due paesi, il rimbalzo del mercato americano arriva come una boccata d’ossigeno dopo mesi difficili. Ho dato un occhio alle esportazioni francesi e sono a -1.9% su gennaio-novembre (quindi un mese avanti a noi, contro il nostro -1.3%), contro -1.7% registrato nei primi 9 mesi, il che significherebbe che stiamo andando leggermente meglio. Gli spagnoli a ottobre hanno fatto circa +4% e da inizio anno sono a -2.5%. Quindi anche per loro ottobre è stato un buon mese. Giusto per dare qualche parametro di riferimento… se vi interessano i dati ulteriori tabelle e commenti nel resto del post.

    Con 784 milioni e +7.7% le esportazioni italiane di vino chiudono i primi 10 mesi a 6439 milioni e -1.3% sul 2022.
    Come dicevamo, il rimbalzo viene soprattutto dagli spumanti che crescono in un mese chiave del 14% a 250 milioni e portano il saldo da inizio anno a +3% (1.82 miliardi), ma è stato anche un buon mese per i vini fermi in bottiglia, +5% a quasi 500 milioni, riducendo il calo da inizio anno a -3.3%, 4.23 miliardi di euro.
    Se fossimo stabili in novembre e dicembre (non è scontato visto quello che dice ISTAT a novembre…) chiuderemmo l’anno praticamente stabili, con gli spumanti a +4% e i vini fermi in bottiglia a -3%.
    Oltre che agli spumanti, il taglio geografico mostra come la maggior parte del rimbalzo viene dai 3 principali mercati. Gli USA potrebbero quindi chiudere a -5% con dati stabili di qui a fine anno, Germania e Regno Unito intorno a +3%, poi la Svizzera quasi stabile. Per il mercato Canadese sarà difficile recuperare, essendo un mercato non di spumanti e partendo da -14% sui 9 mesi, ma era sceso anche alla fine dell’anno scorso.
    Scendono (lasciatemi dire, “finalmente”) le esportazioni in Russia.
    Per gli spumanti, a chiudere il post, Prosecco e Asti hanno buoni dati a ottobre, il che portano i 10 mesi intorno a +5%, mentre sono in calo del 6% le esportazioni sui 10 mesi degli altri DOP, che non mostrano segnali di recupero nemmeno nel mese di ottobre.

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    Nosio – risultati e bilancio 2022/23

    Dopo Cavit, Nosio (e a seguire Mezzacorona) sono le due aziende che per prime riportano un bilancio “contenente” un pezzo di 2023. Come per Cavit, anche per Nosio il 2023 (fino a luglio) non è stato un anno eccitante. I ricavi sono in crescita soltanto dell’1% (137 milioni) e i margini sono calati, sotto la pressione dell’aumento dei costi della materia prima e, in parte meno significativa dell’incremento del costo del personale. Dal punto di vista finanziario, Nosio è in piena salute. Il debito netto cala da 36 a 35 milioni (anche grazie a un forte incremento dei debiti commerciali verso la controllante), per quanto sia doveroso ricordarvi che non essendo un bilancio consolidato a fronte di tale posta l’azienda ha quasi 50 milioni di euro in partecipazioni, il che in altre parole significa che la parte finanziaria del bilancio non è a debito se nettata dalle attività. Ad ogni modo, gli azionisti hanno scambiato le azioni a un prezzo leggermente superiore a quello del 2022 (339 euro per azione rispetto a 336), il che porterebbe a un valore implicito del capitale azionario di poco superiore a 100 milioni di euro. Non ci sono frasi particolari sull’evoluzione prevedibile della gestione, per cui possiamo passare a una breve commento dei dati. Se qualcuno di Nosio legge questo post, segnalo un errore (secondo me) nel bilancio a pagina 56 dove le vendite per area geografica di Estero EU e Estero Extra EU sono rimaste quelle del bilancio 2022, dunque non aggiornate.

    L’incremento delle vendite dell’1% con un incremento del 3.5% nel mercato italiano, mentre sono apparentemente stabili le vendite all’estero (anche se dovute a un errore, a mio parere).
    Dal punto di vista dei prodotti, Nosio mostra un incremento del 5% delle vendite di spumante a 5 milioni di euro, e un +2.6% a 115 milioni per le vendite di vino fermo.
    I costi sono in aumento rispetto al fatturato. Le materie prime, in particolare, passano dal 69% al 70.4% delle vendite, mentre il personale va dal 5.6% al 5.8%. Il tutto determina un calo del Margine operativo lordo sia un valore assoluto (da 10 a 8.4 milioni) che in termini relativi (dal 7.5% al 6.1% delle vendite). Più sotto sebbene calino un po’ sia gli ammortamenti che gli oneri finanziari, l’utile netto scende da 3 a 2 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario come abbiamo detto Nosio taglia di 1 milione il debito netto, dopo aver pagato 2.7 milioni di dividendi agli azionisti e dopo aver investito circa 3 milioni di euro. Ad aiutare il bilancio sono venuti in soccorso un forte aumento dei debiti commerciali verso la controllante Mezzacorona, da 35 a 45 milioni di euro, che hanno compensato anche un leggero deterioramento delle altre partite del capitale circolante.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Conegliano Valdobbiadene DOCG Prosecco Superiore – vendite e esportazioni 2022

    Il rapporto annuale sull’andamento del Prosecco Superiore è stato puntualmente pubblicato dal Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene DOCG con i dati relativi al 2022. Il quadro che ci viene presentato è di una produzione in leggero calo a 104 milioni di bottiglie e di un valore della produzione in leggera crescita, +2% a 634 milioni di euro, sostenuto soprattutto dalle vendite all’estero (+7%), mentre l’andamento commerciale nel mercato domestico è stato stabile (e leggermente negativo in termini di volume). Stupiscono i dati relativi ai canali di vendita, con internet che si dimezza rispetto all’anno precedente, mentre facendo attenzione alla data di riferimento (2022 e non 2023) sono positivi gli andamenti nei principali mercati di esportazione, salvo la Scandinavia, Australia e Nuova Zelanda, Russia, Francia e Benelux. Il Prosecco Superiore resta anche nel 2022 un prodotto a “maggioranza italiana” in termini di vendite, con il 58% del valore ma con una sempre maggiore diversificazione geografica. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    La produzione di Conegliano Valdobbiadene DOCG è calata dell’1% a 103.5 milioni di bottiglie nel 2022, per un valore della produzione di 634 milioni di euro.
    Il mercato italiano ha assorbito 57 milioni di bottiglie, il 3% in meno del 2021, per un valore di 365 milioni di euro, essenzialmente stabile rispetto al 2021. In termini di canali di distribuzione cala la GDO e crescono i grossisti/distributori, con le Enoteche e ristorazione leggermente negativi in volume ma positivi in valore. Come dicevamo, molto male l’ecommerce che ha riassorbito la sbornia del Covid.
    Le vendite all’estero sono state invece in crescita del 3% a volume a 43 milioni di bottiglie e del 7% a valore a 241 milioni di euro. Il principale mercato a volume resta il Regno Unito che nel 2022 ha assorbito poco più di 10 milioni di bottiglie per un valore di 56 milioni di euro, +7% e +11% rispettivamente. Il secondo mercato è la Germania con 8 milioni di bottiglie e 51 milioni di euro, con un andamento anch’esso positivo intorno al +6/7%. Il terzo mercato di riferimento è quello svizzero che ha toccato 6.3 milioni di bottiglie per un valore di 33 milioni di euro. Il mercato americano è ancora relativamente poco sviluppato, con un volume di 3 milioni di bottiglie (per intenderci, la metà della Svizzera e un po’ meno dell’Austria) e un valore di 17 milioni di euro, anche se i tassi di crescita del 20-30% erano stati nel 2022 promettenti. Bisogna vedere che cosa è successo nel 2023.
    Vi lascio alla consultazione delle tabelle e dei grafici.

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    Esportazioni spumanti Italia – aggiornamento settembre 2023

    Dopo il post sulle esportazioni totali pubblichiamo oggi in questo post pre natalizio i dati dello spumante, che come avete forse letto sono calati del 5% in termini di export in settembre (-10% in volume). Mah, io tenderei a non essere troppo preoccupato. È vero che da un lato settembre è il primo dei tre mesi importanti per il prodotto nell’arco dell’anno. Uno potrebbe dire che se l’attacco di stagione è debole le cose andranno male. Ed è anche vero che i dati del Prosecco, vero traino della categoria vanno nella stessa direzione. È anche vero però che analizzando i dati in profondità ci si accorge che il calo è tutto legato al mercato USA. Se noi prendiamo i 200 milioni di export del mese, -5.4%, e gli togliamo i 37 degli USA, -29%, arriviamo a 162 milioni. Facendo lo stesso per l’anno scorso siamo a 158 milioni, quindi saremmo a +2%. Ovviamente non un dato eccezionale ma certamente molto più guardabile. E il dato sui 9 mesi, ora stampato a +1.6% (1574 milioni), sarebbe un molto più digeribile +6% se si togliesse il -11% del mercato americano. Quello che io non so dirvi, non essendo all’interno del settore, è se la correzione del mercato americano è il prologo di quello che succederà in altre geografie (su molte cose loro sono un po’ più davanti a noi), oppure se un problema di normalizzazione delle scorte dopo un periodo di super-crescita e scarsità del prodotto (così dicono altri esperti nel settore degli spiriti come il CEO di Campari). Bene, passiamo a un breve commento dei dati.

    Le esportazioni di spumante nei primi 9 mesi dell’anno sono ancora in crescita lieve, +1.6% a 1.57 miliardi di euro, pur assorbendo il secondo mese consecutivo negativo: a settembre infatti l’export è calato del 5.4% a 200 milioni di euro, dopo una prima avvisaglia di agosto a -1.5% ma anche di giugno a -3%. Ad ogni modo come dicevamo sopra, il peso specifico dei mesi è diverso e il segnale che dà alla stagione è diverso.
    Per categorie, nel mese il prosecco cala del 4%, ma resta positivo per il 3% nei 9 mesi a 1.18 miliardi di euro, l’Asti cresce del 5% nel mese e del 4% sui 9 mesi a 112 milioni (notare: meno di un decimo rispetto al Prosecco!), gli spumanti DOP calano del 16% nel mese e del 6.6% sull’anno a 72 milioni di euro, confermando che si tratta ancora di un fenomeno nazionale, fatta eccezione per pochi marchi.
    Dal punto di vista geografico come dicevamo sopra gli USA fanno la differenza. Tutti gli altri mercati nella “top10” salvo Russia (ma qui avevamo delle riserve sui dati in crescita del passato) e Svezia sono in netto territorio positivo nel mese di settembre e restano tutti positivi sui 9 mesi, chi più chi meno. Da notare che la Francia potrebbe superare la Germania nel 2023 per esportazioni di spumante!
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici del post.

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento settembre 2023

    Viste le premesse, ossia l’andamento delle esportazioni francesi di vino negli ultimi mesi (grafico chiave qui, settembre -21%), il calo del 10% delle nostre esportazioni in settembre è per me quasi da sospiro di sollievo. Detto questo non ci si può certo rallegrare del sesto mese consecutivo negativo che sta portando il saldo annuo -2.4% e quello annuale a -1%, per 7.7 miliardi di euro, allontanandosi dunque dalla soglia degli 8 miliardi che dopo Pasqua cominciavamo a considerare fattibile. La debolezza delle esportazioni è nel segmento dei vini in bottiglia, più che negli spumanti che calando in settembre sono però ancora positivi sull’anno (+2%), leggermente più nel valore che nel volume visto l’esaurirsi delle pressioni inflazionistiche, e geograficamente hanno nel mercato nord americano il cuore del problema. Bene passiamo, a un’analisi dei dati con tutte le tabelle e i grafici allegati.

    Settembre è stato il peggior mese del 2023 per le esportazioni, con un calo del 9.7% a 654 milioni di euro, determinato da una riduzione del 6.4% del volume a 1.8 milioni di ettolitri. Con questi dati il saldo dei 9 mesi tocca 5.65 miliardi per un calo del 2.4%. Sugli ultimi 12 mesi, ossia considerando un dato stabile sugli ultimi 3 mesi saremmo a -0.9% per 7.73 miliardi di euro.

    I vini in bottiglia sono in calo dell’11% nel mese e del 4% nei primi 9 mesi a 418 e 3739 milioni di euro rispettivamente, gli spumanti calano del 5.4% a 200 milioni nel mese ma come dicevamo prima restano positivi sui 9 mesi all’1.6%, mentre i vini sfusi e il resto della categoria 2204 pur essendo residuali (36 milioni in settembre) calano del 14%.

    Le geografie principali si comportano in modo molto difforme. Gli Stati Uniti continuano a calare in modo importante, -19% nel mese e -9.5% nei nove mesi. Affiancherei subito il Canada che pur essendo grosso un terzo gli USA fa il suo -14% nel mese, paradossalmente un po’ meno peggio del -17% dei primi 9 mesi dell’anno. Queste due geografie prese insieme contano quasi il 30% del nostro export totale. Gli altri tre mercati importanti girano intorno alla stabilità: Germania -1% ma ancora +2% sull’anno, Regno Unito +1% e +3% per settembre e 9 mesi, Svizzera +3% ma -1.5% sui 9 mesi. Forse un dato da guardare con un po’ più di attenzione è quello francese, dove con -25% su settembre vediamo un dato moto difforme da quanto registrato fino ad ora.
    Degli spumanti ci occupiamo più distintamente nel prossimo post ma… se è negativo il totale è difficile che sia positivo il Prosecco visto il suo peso preponderante. Il -5.4% di settembre racchiude anche un -4% del Prosecco, forse il primo dato negativo di un certo significato dopo il -1% di gennaio (che però è un mese irrilevante per la categoria). Staremo a vedere.

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    Indebitamento e leva delle principali aziende vinicole – dati Mediobanca 2022

    Dopo qualche anno di pausa torniamo sul tema del debito delle aziende vinicole, come riportato da Mediobanca Research. In questo post, in particolare usiamo la differenza tra debito finanziario e attivo finanziario per dare un quadro più obiettivo della situazione “netta”. Ci riferiamo a due rapporti, oltre al valore assoluto: il debito su valore aggiunto (purtroppo non abbiamo l’EBITDA dai dati Mediobanca) e il debito su patrimonio. Nel primo caso abbiamo escluso le cooperative, vista la distorsione del valore aggiunto relativa al loro modello di business. Nel secondo abbiamo incluso anche le cooperative e vedrete che si posizionano decisamente su livelli più elevati delle aziende, anche in ragione del loro rischio inferiore di incorrere in perdite. Beh, che cosa ci dicono questi dati? Il debito netto di queste 29 aziende è rimasto stabile nel 2022 a circa 1.8 miliardi di euro, mentre il valore aggiunto (di tutto il campione) è cresciuto da 1.1 a 1.2 miliardi e il patrimonio netto è passato da 4.8 a 5 miliardi di euro. Dunque, nel 2022 possiamo certamente concludere che la salute finanziaria del settore del vino è migliorata nel suo complesso. Avendo assistito a un paio di operazioni di consolidamento (fusione tra aziende), in parte pagate per cassa, trovate due aziende, IWB e Argea, abbastanza in alto nella classifica del rapporto tra debito e valore aggiunto, oltre alle due aziende detenute in parte o completamente dai fondi di private equity, Fantini Wine Group e Zonin. Passiamo a un breve commento dei dati.

    I dati di Mediobanca Research mettono in cima alla classifica del debito Cantine Riunite a 250 milioni, Argea a 227 e Italian Wine Brands a 206 milioni. Per chiarezza e visto che analizziamo i bilanci di Argea e IWB anche singolarmente, questa definizione non corrisponde perfettamente alla posizione finanziaria netta contabile da noi calcolata, che rispettivamente è di 122 e 147 milioni di euro (incluso IFRS16 per la seconda).
    Se passiamo ai rapporti sul valore aggiunto troviamo IWB a 4.2 volte, Argea a 2.9, Fantini e Zonin a 2.8, Morando a 2.6 volte e Schenk a 2.5 volte. I rapporti di indebitamento sono comunque sostenibili, nell’ottica del tipo di attività svolta.
    Se invece ci rapportiamo al patrimonio netto, le cooperative risultano in proporzione più indebitate delle aziende. La Marca a 3x, con Mezzacorona e Cantine Riunite a 1.3x si accompagnano a Schenk e Morando.
    Bene, vi lascio alle tabelle e ai grafici. Buona consultazione.

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