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    Produzione e consumo di vini rosati (dati 2000-2021) – rapporto OIV

    L’OIV ha spesso guardato al segmento dei vini rosati con dei focus speciali. Ci ritorniamo sopra oggi, sempre grazie ai dati OIV ma relativi al loro rapporto annuale che ha coinvolto tutte le categorie di vino e che potete trovare scorrendo i post degli ultimi giorni. I vini rosati sono senza dubbio una categoria in crescita, ma con un “footprint” un’orma ancora molto concentrata e con una rappresentatività molto limitata: 10% dei consumi e 8% della produzione nella media secondo OIV 2017-2021, per un totale poco sopra i 20 milioni di ettolitri. Però con un trend positivo, essendo passati dall’8.7% al 9.5% del consumo mondiale, da 20 a 23 milioni di ettolitri tra il 2000-2004 e il 2017-2021. Come vedrete dai grafici e dalle tabelle che seguono il segmento dei vini rosati è guidato chiaramente da Francia e USA per quanto riguarda i consumi e si aggiunge la Spagna quando si considerano i dati produttivi, mentre l’Italia ha posizioni marginali, intorno o meno del 4% sia per quanto produciamo che per quanto beviamo. Il primo grafico vi aggiunge una curiosità: quanto è il vino rosato in proporzione al vino totale. E qui leggiamo l’Uruguay davanti a tutti (avrei immaginato vini rossi in preponderanza, viste le carni che hanno), ma anche come già citato in precedenza che i francesi bevono secondo OIV più vino rosato che vino bianco. I dati 2021 aggiungono una seconda cuiriosità: i francesi sembrerebbero produrre meno vino rosato di quello che bevono, mentre gli americani al contrario sono in surplus: quasi un “controsenso” nel contesto normale del vino mondiale! Bene, passiamo a una breve analisi dei dati.

    Secondo OIV, nel 2014-2021 il 32% del vino rosato mondiale è prodotto in Francia, una quota in crescita relativa nel tempo, visto che era il 27% nel 2007-13 e il 24% nel 2000-2006. Questo aumento di quota è andato a discapito degli spagnoli, scesi al 19% del totale mondiale dal 26% inizio secolo, mentre gli USA si sono mantenuti poco sotto il 20%. L’Italia come dicevamo è lontana, rappresenta solo il 5% del totale mondiale.
    Se guardiamo ai dati 2021 in particolare e in ettolitri, la Francia ha prodotto 6.5 milioni di ettolitri, la Spagna 3.7, gli USA 3.4 e l’Italia poco più di 1.
    Passando al consumo, la Francia guida con il 37% del totale mondiale nel 2014-21 (più basso di inizio secolo ma in ripresa rispetto al 2007-13), poi gli USA stabili nel tempo al 14%, i tedeschi intorno all’8%, gli inglesi al 6% e gli italiani al 4%. Di nuovo passando ai dati in ettolitri 2021, OIV stima che i francesi abbiano bevuto 7.6 milioni di ettolitri (nota bene: più di quello che hanno prodotto!), gli USA 3.2 (nota bene: meno di quello che hanno prodotto, unica categoria del vino in cui sono “autosufficienti”), i tedeschi 1.7 e gli inglesi 1.6.

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    Le superfici vitate bio nel mondo – dati 2021 FiBL & IFOAM

    FiBL & IFOAM hanno pubblicato il rapporto 2023 sulle superfici bio mondiali, aggiornato al 2021. Il totale assomma a 510mila ettari, ossia il 7.5% della superficie vitata mondiale (come riportato). I totali non tornano quando si sommano le superfici effettivamente bio di 377mila ettari e quelle in conversione di 95mila ettari, ma questi sono i dati come riportati, probabilmente a causa delle numerose caselle vuote. Vi avverto anche che per quanto riguarda l’Italia il dato 2001 riportato in tabella dal rapporto è 104mila ettari (totali, quindi comprese in conversione) e dunque diverso da quello di Sinab, che abbiamo recensito nel 2021 essere di 126mila ettari totali, di cui 101mila convertiti (molto simile ai 104mila del rapporto) ma senza i 24mila ettari in conversione. Se aggiungessimo questi 24mila al conto totale si raggiungerebbe il totale di 534mila ettari. Ad ogni modo, la principale nazione per superfici bio nel mondo resterebbe comunque la Spagna con 142mila ettari, seguita dalla Francia con 136mila ettari (dato non aggiornato e con un ammontare importante “in conversione”, essendo uguale a quello del 2020) e verrebbe poi comunque l’Italia con 104mila del rapporto (o 126mila secondo Sinab). In termini di penetrazione sul totale, lasciando fuori le nazioni poco rilevanti, la prima nazione per penetrazione è la Francia con il 19% (secondo Sinab nel 2021 in Italia 21%), seguita dalla Svizzera con il 17% e dall’Italia con il 15%. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    La superficie vitata mondiale biologica è stimata da FiBL & IFOAM a 510mila ettari nel 2021, pari al 7.5% della superficie mondiale, con un progresso dello 0.2% e di 6mila ettari rispetto al 2020, quando i numeri erano 504mila e 6.7%.
    Forse per via della “deviazione” sul dato italiano a cui mancano circa 22mila ettari, dopo una progressione da 30-40mila ettari all’anno nel 2021 si registra un deciso rallentamento.
    In termini di esposizione per continenti, dei 510mila ettari 435mila sono in Europa, 49mila in America, 15mila in Asia, 6mila in Oceania e 5mila in Africa.
    Se guardiamo agli ettari vitati bio già certificati soltanto, secondo il rapporto sono 377mila nel mondo, di cui 105mila in Spagna, 104mila in Italia e 79mila in Francia. In questa “subveduta” l’Italia sembra essere quella con il ritmo di crescita più marcato secondo lo studio (circa 10mila ettari all’anno), mentre il dato spagnolo sembra avviarsi verso una stabilizzazione. Come detto sopra, i dati francesi sono essenzialmente uguali a quelli del 2020.
    Va sempre ricordato che il conto degli ettari francesi ha anche a che fare con i vigneti per il Cognac e l’Armagnac che “falsano” un po’ tutti i conti quando si parla di vino soltanto.

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    I consumi di vino nel mondo – aggiornamento 2022 OIV

    OIV ha aggiornato I dati sui consumi di vino, aggiungendo la colonna del 2022 alla sua tabella e, come al solito, facendo un po’ di modifiche ai dati del passato. Per chi decidesse di andare alla fonte, state attenti perché i dati pubblicati nel comunicato del 20 aprile non sono coerenti con quelli che OIV carica sul suo potente (ma forse non aggiornato) database.
    I consumi 2022 sono stimati sostanzialmente uguali al 2021, 232 contro 234 milioni di ettolitri, ma comunque stabilmente sotto il livello pre-Covid, che abbiamo calcolato essere circa 242 milioni di ettolitri (2015-19 media). La sorpresa, per certi versi, è che il calo di consumi di vino è ulteriormente calato in Cina, dove OIV stima 8.8 milioni di ettolitri, -16% sul 2021, certamente ancora causato dal problema Covid. Il problema ora è capire la giusta dimensione di questo mercato perché il calo era già evidente prima del Covid. È accelerato con il Covid perché il vino è una bevanda “fuori casa” per i cinesi, ma certamente il livello attuale è metà di quello “degli anni buoni”, mettendo in luce un problema strutturale. Altrimenti, Francia e USA tornano praticamente al livello pre-Covid come consumo, l’Italia cala ma resta sopra e si conferma il terzo mercato mondiale per consumi.
    All’interno del post (e su Solonumeri), tutti i dati.

    Il consumo mondiale di vino secondo OIV è diminuito da 237 milioni di ettolitri nel 2019 a 232 nel 2022, a sua volta in leggero calo rispetto a 234 m/hl nel 2021. Il paese con il consumo di vino più alto (e in crescita) Stati Uniti con 34 (+0.9 sul 2021, -0.2m/hl sul 2019), seguiti dalla Francia con 25.3 (circa mezzo milione di ettolitri in più sia sul 2019 che sul 2021) dall’Italia con 24.2, che invece è vista in calo di oltre 1 milione di ettolitri rispetto al 2021.
    Tra i dati curiosi del post, vale certamente la pena di notare l’incremento di consumo in Russia, +8% sul 2019 nel 2022 a 10.8 milioni di ettolitri e in progresso anche sul 2021, nonostante la guerra (e quindi la dimostrazione che questi embargo almeno per il vino non stanno funzionando molto).
    Trovate poi la tabella con i consumi pro-capite, prodotta da noi mischiando i consumi totali con la popolazione dei vari paesi. Il Portogallo ha il consumo di vino pro capite più alto con 58 litri (bisognerebbe capire l’impatto del turismo…), seguito dall’Italia con 39.1 litri e dalla Francia con 37.2 litri. Il paese con il consumo di vino pro capite più basso è la Cina con 0.6 litri per persona. La media mondiale è circa di 3 litri di vino pro-capite.

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    Svizzera – importazioni di vino – aggiornamento 2020

    Fonte: UN Comtrade
    Grazie alla rivalutazione del Franco gli svizzeri nel 2020 sono riusciti a comperare all’incirca lo stesso vino degli anni scorsi (1.8 milioni di ettolitri) spendendo il 3% in meno dell’anno scorso, ossia 1.16 miliardi di Franchi. Ma siamo contenti anche noi, perchè il -3% in Franchi diventa un +1% in Euro. E noi italiani siamo ancora più contenti di vedere che dopo la debacle dell’anno scorso siamo tornati a essere leader nel mercato, grazie alla resilienza dei nostri spumanti. Infatti i vini francesi, molto più “alti di gamma” e probabilmente esposti alla ristorazione hanno subito un calo del 5% per i vini fermi in bottiglia e un calo del 12% degli spumanti. Quindi per riassumere, l’Italia passa dal 35% al 38% del totale esportato in valore, la Francia riscende dal 36% al 34%. Ricordo che lo scorso anno avevo commentato che la Francia aveva ripreso il posto che le spettava in Svizzera, come in tanti altri mercati. Nel 2020 credo che la combinazione di due trend, primo lo spostamento dalla ristorazione alla distribuzione (quindi verso vini meno cari) e secondo i dazi che gli americani hanno messo ai vini francesi, assisteremo a un miglioramento della posizione dei nostri vini. Bene, passiamo a commentare qualche numero, ricordandovi che i dati qui pubblicati li trovate anche aggiornati in formato scaricabile nella sezione delle importazioni estere di Solonumeri (link).

    Le importazioni svizzere di vino sono cresciute del 3% in volume a 1.8 milioni di ettolitri, anche se dalla tabella potete apprezzare che stiamo parlando di un volume sostanzialmente stabile nel tempo, con un leggero guadagno di quota per l’Italia, che rappresenta il 42% del totale.
    In valore i dati sono anch’essi stabili, anche se i 1088 milioni di euro sono un picco storico.
    L’Italia nel 2020 aumenta le esportazioni in Svizzera del 6% a 408 milioni di euro, grazie al +8% per il vino in bottiglia, 313 milioni (massimo storico), mentre gli spumanti sono stabili a 61 milioni e lo stesso vale largo circa per i vini sfusi, +2% a 31 milioni.
    Abbiamo detto della Francia, -6% a 369 milioni, quindi di nuovo dietro all’Italia.
    Tra gli altri paesi va notato l’incremento del 7% della Spagna, supportato dai vini in bottiglia che rappresentano la stragrande maggioranza (120 milioni dei 135 milioni totali, gli spumanti restano una parte molto marginale) e la costante crescita dei vini portoghesi che pur su livelli poco importanti (38 milioni) hanno uno degli andamenti più positivi di tutti.
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    Le importazioni mondiali di vini spumanti – aggiornamento 2019

    Con l’aiuto di Comtrade che ha una base abbastanza completa di dati 2019 sul commercio estero (manca ancora la Cina, per indenderci), analizziamo i dati del commercio mondiale di spumanti partendo dalle importazioni. Incrociando import ed export (ben più facile da tracciare) possiamo dire che gli scambi internazionali di spumante sono cresciuti del 5% nel 2019 toccando quota 6.5 miliardi di euro. Il dato in dollari, 7.3 miliardi è invece stabile a causa del rafforzamento del dollaro. Vi ricordo che tutti i dati sono in formato scaricabile nella sezione Solonumeri. Quest’anno sono riuscito anche a ricostruire una dato decente sui volumi, circa 8.9 milioni di ettolitri scambiati, stabili rispetto al 2018. Per quanto riguarda le gerarchie tra i maggiori importatori, nessuna grande novità: USA (ritornato a crescere a doppia cifra) e Regno Unito (quasi tornato sui livelli di qualche anno fa) dominano il campo e rappresentano una quota del 33% del totale, in crescita rispetto al 30% dell’anno precedente. Il miglior mercato del 2019 è stato però il Giappone, cresciuto del 13% in dollari e del 19% in Euro al livello massimo storico di importazioni di spumante. Con 620 milioni di euro rappresenta circa il 9% dello spumante importato nel mondo. Passiamo a commentare qualche altro dato.

    Le importazioni di spumante crescono del 5% in euro a 6.53 miliardi di euro, con un leggero rallentamento rispetto al ritmo di crescita degli ultimi 5 anni, intorno al 7% annuo.
    Il principale mercato resta quello americano, che copre 1.28 miliardi di euro e che cresce del 12% nel 2019 e del 13% annuo negli ultimi 5 anni: si tratta del vero motore trainante degli spumanti mondiali.
    Il mercato inglese è cresciuto del 7% a 833 milioni di euro, quasi tornando al livello di massimo storico del 2015 (859 milioni di euro), mentre come dicevamo il Giappone accelera a +19%.
    Tra i grandi mercati l’unico negativo è la Germania, in calo del 3% a 411 milioni di euro.
    Se chiudessimo qui la classifica e considerassimo tutti gli altri messi assieme, la loro crescita sarebbe del 4.5% sul 2018. Ma all’interno del calderone, andrebbe sottolineato il recupero del mercato russo e del mercato austriaco.
    Ho ricostruito anche i dati sui volumi che trovate nel grafico e in tabella. Faccio fatica a fare i totali prima del 2015 per la mancanza di alcuni dati. Ad ogni modo, se ci spostiamo dai valori ai volumi il mercato inglese e quello americano si equivalgono a circa 1.5 milioni di ettolitri di importazioni ciascuno, sempre a rappresentare una quota del 35% circa del totale. Il terzo mercato diventa però la Russia con 0.9 milioni di ettolitri importati e poi la Germania con 0.7 milioni. Il mercato giapponese, che ha un mix di importazioni ricchissimo, figura al sesto posto con meno di 0.5 milioni di ettolitri, dietro anche ai belgi.
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    Svizzera – importazioni di vino – aggiornamento 2019

    La Svizzera si conferma anche nel 2019 un mercato molto interessante per il settore del vino, caratterizzato da uno dei più elevati valori per litro importato (6 euro). Nel 2019 le importazioni sono cresciute del 5% a 1.08 miliardi di euro, principalmente grazie alla rivalutazione del franco svizzero, +4% in media nel 2019. Potremmo quindi […] LEGGI TUTTO

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    Svizzera – importazioni di vino – aggiornamento 2018

    Le importazioni di vino in Svizzera sono rimaste stabili nel 2018 in euro e cresciute del 4% circa in franchi, in un contesto di costante calo dei volumi importati. Sebbene l’Italia resti il principale esportatore, è successo quasi quanto è accaduto in Danimarca. I prodotti francesi, da diversi anni superati da quelli italiani, si sono […] LEGGI TUTTO